Enterprisse
(2010) è il primo cortometraggio del boliviano Kiro Russo e subito
va annunciato che le atmosfere tenebrose di Juku (2011)
prima e Viejo calavera
(2016) poi qui non ci sono, del resto è già abbastanza difficile
dire che cosa c’è perché
questo mi è parso uno di quei lavori giovanili che hanno più
valenza da studio preparatorio che da opera cinematografica. Il
regista opta per una pellicola in bianco e nero dalla composizione
granulosa (forse trattata con qualche particolare procedimento?) che
dà un aspetto al film più vecchio di quanto in realtà sia, lo
scenario è quello di una città che parrebbe piuttosto popolosa
piena di sali e scendi, per motivi sconosciuti un uomo si carica
sulle spalle il pupazzone di un cowboy e si inerpica su per una
ripida salita, dopodiché lascia il fantoccio a dei tizi vicino al
parco giochi e si inoltra nel suddetto parco, qui, in seguito ad un
paio di inquadrature sulle varie giostre, Russo si concentra su una
specie di ruota panoramica. Il suggerimento potrebbe essere quello di
vestire i panni del protagonista che è impressionato dal grosso
macchinario di fronte a lui, e per sottolineare la situazione il
montaggio si fa oltremodo concitato fino a raggiungere un picco e
successivamente una quiete che culmina con una schermata nera.
Diciamo
che mi è un po’ mancato il collegamento tra il trasporto del
manichino e la parte nel luna park, cioè se si trattava
semplicemente della necessità narrativa di far finire l’uomo lì
mestamente dico ok, se invece ci sono altre motivazioni, qualcosa del
tipo: dopo la faticosa ascesa ecco il divertimento e la
spensieratezza, mi rifugio dietro ad un bel boh. Sembrerebbe che vi
sia dello sgomento (o forse del fascino) negli occhi del Nostro, una
ripresa di schiena lo fa quasi apparire soverchiato dal disco
ruotante, come se fosse un bambino in attesa di farsi un giro
ipnotizzato da quel continuo girare, e in effetti la risoluzione del
corto va in questa direzione, il frame nero citato prima viene
sostituito dall’ultima sequenza che ha ben due caratteristiche
opposte rispetto a quanto l’ha preceduta: è priva di sonoro ed è
a colori. In più vediamo nell’espressione del tizio che dondola a
bordo della cabina una smorfia di felicità. Enterprisse
finisce così, e io mi dileguo
di conseguenza.
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