Quindi, innegabilmente, Baltimora ha una posizione preminente in Rat Film perché la sensazione è che lo spazio sia un concetto a cui il filmmaker tiene davvero molto, nella geografia e nella porzione di territorio in cui gli esseri viventi possono muoversi, dalle strade ai più piccoli pertugi (sull’argomento vedi la condivisibile recensione di Massimiliano Schiavoni: link). Eppure non siamo ancora giunti al centro di tutto perché il fulcro è, altrettanto innegabilmente, l’Uomo di Baltimora e un indizio ci viene già passato all’inizio quando il derattizzatore, un personaggio foriero di riflessioni filosofiche finanche religiose, dice in sostanza che non sono tanti i problemi dati dai topi quanto quelli degli umani. L’andamento del regista nel cogliere l’umanità che si rapporta agli scomodi animali è ovviamente variegato e rimbalzando da un abitante all’altro ci offre una carrellata di ossessioni e stranezze varie che orbitano tra gli estremi, da chi caccia i sorci con metodi ben poco ortodossi (qualcuno va addirittura a... pesca) a chi invece li accudisce in ampie stanze non disdegnando il loro contatto fisico. Il fatto è che se Anthony si fosse limitato alla “sfera umana” allora il film sarebbe parso nient’altro che un surrogato di Seidl (l’immagine frontale del tizio con le pantegane in testa potrebbe tranquillamente stare in una sua produzione) o a tratti di Herzog (Anthony conosce il regista tedesco avendo partecipato ad una sua master class), invece inserito nella pluralità se vogliamo anche disciplinare si arricchisce evadendo i confini dell’osservazione antropologica.
Il risultato è che molte vedute fanno affacciare su altrettanti panorami (alla fine, in uno slancio utopistico, si giunge perfino ad una proiezione futura che sa di fantascienza), tenuto conto che la non appartenenza al luogo ci fa inciampare su nomi ed eventi e che almeno un segmento sebbene tanto affascinante quanto folle (i diorami che ricreano delle scene del crimine) non trova a mio avviso incastro con la traiettoria generale, ecco a parte ridotte limitazioni del genere, Rat Film guadagna facilmente l’attenzione di coloro i quali hanno voglia di guardare il mondo oltre il proprio naso, e non è una frase fatta, qua non si scherza, partendo dai luridi bassifondi del regno animale si arriva alla cosmogonia, mica poco!
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