Anche in un
cortometraggio Lucile
Hadžihalilović conferma la propria versione di cinema, un
manifestarsi incentrato su gruppi generalmente di giovani calati in
un contesto astratto, non riconducibile a nulla di concreto ma a
molto di metaforico (tipo un passaggio di età, di crescita, ecc.),
così inquadrato Nectar
(2014) è un valido link tra il precedente Innocence
(2004) ed il successivo Evolution
(2015), anche qui abbiamo una comunità di ragazze che si muove in un
ambiente naturale e che a loro volta sono la rappresentazione di
qualcos’altro, diciamo che ad un livello superficiale la prima
lettura è piuttosto agevole: con la solita attenzione alla messa in
scena, la Hadžihalilović antropomorfizza delle api ricreando la
gerarchia che vige all’interno di un alveare, le donne-insetto
raccolgono il polline che portano alla madre-regina la quale,
attraverso un procedimento saffo-erotico, essuda (/eiacula) miele
rastrellato dalle sue ancelle. Esteticamente c’è una tensione
verso il giallo (o verso l’oro) che cadenza ogni frame, il colore è
ovunque, nei vestiti, negli ombretti sulle palpebre, nelle lenzuola,
nel sole accecante che anticipa la svolta del film. Sull’utilità
effettiva di una tale composizione pittorica si potrà obiettare, ma
su quella suggestionante decisamente no, un allestimento visivo del
genere ha valore conturbante e favorisce a donare una precisa
identità al girato.
Ma
la Hadžihalilović non è mai stata autrice di immediata
comprensione, e forse, a dirla tutta, è proprio il suo cinema che
non deve essere inteso con paradigmi esclusivamente razionali. In
Nectar
appurata l’originalità della situazione che si dà con
trasparenza, si ha anche uno sviluppo che, al contrario, infittisce
il mistero aleggiante. La mera trama ci dice di un contatto tra la
regina e un uomo, da questo contatto si apre una finestra su un’altra
realtà che parrebbe “normale” sebbene è smaccatamente evidente
il voler sottolineare che la coppia amoreggiante vive in un complesso
di palazzoni che è un moderno alveare di acciaio e cemento. Perché
inserire una parentesi che svia dalla traccia principale? Non avremo
una risposta certa, tuttavia, dopo quel flash, il mondo degli
imenotteri gialloneri si guasta, le api muoiono cadendo a terra, la
pelle della regina non produce più miele. L’evento che stravolge
la narrazione sembra proprio essere l’incontro succitato, mediato
da un buco nel muro, tra la regina ed un tizio misterioso. L’alterazione dell’ecosistema è dovuto a ciò? Ancora una
domanda a cui la Hadžihalilović non controbatte, e meno male!, le
risposte, molto più soddisfacenti dei perché, si situano
nell’instaurazione di un magnetismo tra vedente e visto, chi non è
soddisfatto può uscire tirandosi dietro la porta.
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