giovedì 19 novembre 2020

Nectar

Anche in un cortometraggio Lucile Hadžihalilović conferma la propria versione di cinema, un manifestarsi incentrato su gruppi generalmente di giovani calati in un contesto astratto, non riconducibile a nulla di concreto ma a molto di metaforico (tipo un passaggio di età, di crescita, ecc.), così inquadrato Nectar (2014) è un valido link tra il precedente Innocence (2004) ed il successivo Evolution (2015), anche qui abbiamo una comunità di ragazze che si muove in un ambiente naturale e che a loro volta sono la rappresentazione di qualcos’altro, diciamo che ad un livello superficiale la prima lettura è piuttosto agevole: con la solita attenzione alla messa in scena, la Hadžihalilović antropomorfizza delle api ricreando la gerarchia che vige all’interno di un alveare, le donne-insetto raccolgono il polline che portano alla madre-regina la quale, attraverso un procedimento saffo-erotico, essuda (/eiacula) miele rastrellato dalle sue ancelle. Esteticamente c’è una tensione verso il giallo (o verso l’oro) che cadenza ogni frame, il colore è ovunque, nei vestiti, negli ombretti sulle palpebre, nelle lenzuola, nel sole accecante che anticipa la svolta del film. Sull’utilità effettiva di una tale composizione pittorica si potrà obiettare, ma su quella suggestionante decisamente no, un allestimento visivo del genere ha valore conturbante e favorisce a donare una precisa identità al girato.

Ma la Hadžihalilović non è mai stata autrice di immediata comprensione, e forse, a dirla tutta, è proprio il suo cinema che non deve essere inteso con paradigmi esclusivamente razionali. In Nectar appurata l’originalità della situazione che si dà con trasparenza, si ha anche uno sviluppo che, al contrario, infittisce il mistero aleggiante. La mera trama ci dice di un contatto tra la regina e un uomo, da questo contatto si apre una finestra su un’altra realtà che parrebbe “normale” sebbene è smaccatamente evidente il voler sottolineare che la coppia amoreggiante vive in un complesso di palazzoni che è un moderno alveare di acciaio e cemento. Perché inserire una parentesi che svia dalla traccia principale? Non avremo una risposta certa, tuttavia, dopo quel flash, il mondo degli imenotteri gialloneri si guasta, le api muoiono cadendo a terra, la pelle della regina non produce più miele. L’evento che stravolge la narrazione sembra proprio essere l’incontro succitato, mediato da un buco nel muro, tra la regina ed un tizio misterioso. L’alterazione dell’ecosistema è dovuto a ciò? Ancora una domanda a cui la Hadžihalilović non controbatte, e meno male!, le risposte, molto più soddisfacenti dei perché, si situano nell’instaurazione di un magnetismo tra vedente e visto, chi non è soddisfatto può uscire tirandosi dietro la porta.

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