C’è
un’incontrovertibile evidenza in Fragmenty (2014), ovvero
che la regista Agnieszka “Aga” Woszczyńska ha voluto creare un
rimpallo estetico-emotivo tra lo scenario ripreso ed i sentimenti
ormai ai tempi supplementari di una agiata coppia polacca. La
ricorsività ambientale degli interni abitativi (sia la casa dei
protagonisti, sia quelle che la donna mostra ai propri clienti)
proietta sul e nel film stesso un’atmosfera da astronave smarrita
nelle profondità dell’universo: non c’è calore in questi spazi
grigiobianchi, luoghi regolari e autoptici che arrivano,
probabilmente, dagli sguardi spietati di Haneke e Lanthimos. Non male
quindi la paletta di colori sbiaditi che compone il quadro esterno e,
di riflesso, anche quello interno: il malessere della moglie è tale:
apatica e umorale, nervosa e glaciale, a partire dal suo aspetto
fisico, quasi fosse un’albina (esattamente come il marito), per
proseguire con i comportamenti che tiene, verso il coniuge e verso
gli altri (la chiusura del corto è proprio dedicata a ciò, ad una
piccola esplosione viscerale immediatamente sedata dall’igloo che
ingloba entrambi). Certo è che: quante relazioni in disfacimento ci
ha mostrato il cinema nel corso della storia? Una moltitudine
incalcolabile penso, ne deriva che, manco a dirlo, se si voleva
lasciare davvero il segno sarebbe stato necessario un approccio alla
materia di ben altro livello, cosa un po’ complicata per una
semi-debuttante.
Ma vabbè,
Fragments,
che a quanto pare rappresenta il “graduated film” della
Woszczyńska, può farci interrogare proprio sul significato del
titolo, infatti i frammenti
citati oltre ad essere quanto rimane del rapporto sentimentale sono
anche il metodo di trasmissione adottato nella narrazione, non c’è una
precisa linea consequenziale ma una serie di scenette adibite ad
evidenziare il distacco incolmabile tra gli sposi, la limpidezza non
è garantita (il segmento all’interno dello strip club, realtà o
sogno?) ma si comprendono comunque le intenzioni perseguite,
allestire una sfaccettata idea di crisi mostrandone i relativi
disturbi: la noia (sul divano davanti alla tv), l’invidia (verso la
felicità delle altre coppie), la routine (le sedute di jogging), i
sospetti (le domande sulle prostitute). Ancora: non vi è granché di
sconvolgente nella suddetta analisi relazionale, diciamo che il tatto
generale riscontrabile in una forma elegante e coerente con il tema
di interesse non provoca forti avversioni, per la memorabilità
ripasseremo un’altra volta da Agnieszka Woszczyńska.
Nessun commento:
Posta un commento