Destino
complicato per Vaysha, da un occhio vaticina dall’altro rievoca.
È un
animatore d’origine bulgara ma sbocciato artisticamente in Canada
di nome Theodore Ushev ad adattare un racconto del suo connazionale
Georgi Gospodinov che è, parere personale, un bravo scrittore
nonostante la raccolta edita da Voland nel 2008 intitolata …
E altre storie,
contenente proprio Vajša
la cieca (una storia incompiuta),
non risulta essere il migliore
modo per approcciarlo (se interessa il consiglio è di affrontare
l’ottimo Fisica della malinconia,
Voland; 2011). Ushev comunque trasporta in maniera efficace
l’atmosfera del testo in un ambiente che oscilla tra Kafka e
l’iconografia ortodossa, l’impegno sicuramente non è mancato e
basta farsi un giro in Rete per raccogliere informazioni che come al
solito stupiscono quando si parla di procedure creative, tanto,
tantissimo lavoro per appena otto minuti di proiezione. Nello
specifico sei mesi di disegni (Wikipedia li enumera nell’ordine
delle decine di migliaia, se fosse vero è un’enormità!)
realizzati su supporto digitale che restituiscono alla grande un
tratto apparentemente antico, bidimensionale solo in via percettiva.
Quindi
Blind Vaysha (2016)
possiede una caratteristica distintiva delle produzioni animate
contemporanee, ovvero quella di puntare su una forma che ibrida i
registri estetici estrapolando dal mix fuoriuscente una sempre
piacevole freschezza fruitiva, e qui, neanche a dirlo, si va sul
sicuro perché a produrre c’è la benemerita National Film Board of
Canada. Per quanto concerne la parte letteraria Ushev si adegua alla
portata metaforica di Gospodinov che in buona sostanza ci ricorda che
forse l’unico modo per vivere senza troppi patimenti è farlo nel
presente, a supporto della tesi ci sono delle belle
immagini splittate (tipo la crisalide e la farfalla) perché in fondo
è bella l’idea che
sta alla base, poetica e pregna, anche se ritengo che Gospodinov e di
riflesso Ushev non abbiano colto tutte le potenzialità offerte dalla
storia narrata.
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