martedì 9 novembre 2021

Streghe fraterne

Antoine Volodine
2021
66thand2nd; 272 p. 

DOPO LA FINE DI OGNI VIAGGIO, RIPRENDI IL CAMMINO!
DOPO LA FINE DEL CAMMINO, RIPRENDI IL CAMMINO!
METTI I TUOI RESTI AL RIPARO!
TORNA ALLA GRAN NIDIANTE!

Post-esoticamente parlando, dove eravamo rimasti? Al 2019, con l’uscita di Black Village, dopodiché, presumo per motivi legati alla pandemia, nel 2020 66thand2nd non ha pubblicato nessun libro di Antoine Volodine, abbiamo dovuto attendere aprile 2021 affinché sui nostri scaffali ricomparisse un testo recante la firma dello scrittore francese. Attesa ripagata? Sì, e molto. Streghe fraterne (in originale ha ben altra musicalità: Frères sorcières, uscito in Francia nel ’19 e ciò significa che questo è il Volodine, ad oggi, più recente che possiamo leggere in italiano) mi è piaciuto parecchio per almeno due ragioni: stile e struttura, che detta così sembra una cosa da poco trattandosi di un professionista riconosciuto e apprezzato, però se pensiamo alla penna che sta dietro a tutto il progetto, e non mi metterò a ripetere il solito ritornello riguardante la ludica permeabilità del post-esotismo, sfogliare un’ulteriore nonché gradita conferma fa bene al proprio io-lettore. Il libro è suddiviso in tre sezioni, nella prima troviamo un Volodine arzillo, non irresistibile, non straripante, arzillo: viene imbastita una storia che mescola, al solito, resistenza e sopraffazione, servendosi di un valido stratagemma: un’intervista, o meglio, un interrogatorio, il risultato è convincente e delinea la divergenza caratteriale tra chi pone le domande in maniera secca, concisa, neutra, e chi risponde, Éliane Schubert, un’attrice girovaga prolissa e certamente non parca nelle descrizioni coinvolta in una brutta faccenda di banditi sanguinari. Il punto centrale si situa proprio in questa variazione del racconto, nella modalità con cui veniamo edotti delle vicissitudini di Éliane e della sua combriccola che si incastrano in un universo volodiniano (non ad un livello quintessenziale perché ciò lo si ritroverà nell’ultima parte, ma comunque riconoscibile per i canoni dell’autore). Sulla natura di quello che a tratti pare quasi l’accusa in un procedimento giudiziario, a mano a mano che i fatti prendono una precisa direzione il velo di mistero si dissolve e non è così difficile prevedere del perché si è giunti a quel momento inquisitorio, non spoilererò nulla ma, davvero, si intuisce abbastanza agevolmente dove si andrà a parare, a tal proposito c’è un vecchio film di Hirokazu Kore’eda dal titolo After Life (1998) che si basa un po’ sul medesimo principio. Il mio è solo un avvertimento per chi vuole essere sempre sorpreso in ogni ambito artistico, nulla si toglie all’efficacia e alla qualità di questo primo blocco.

Passando al secondo step ecco che registriamo un nuovo genere nelle bizzarre categorie di Volodine, la cantopera, un entr’acte composto da brevi finanche enigmatiche frasi, tutte numerate e tutte, ovviamente, prive di un senso comprensibile. A ben vedere ci era già toccato fronteggiare un espediente simile, mi riferisco agli elenchi puntati dello stupendo Sogni di Mevlidò (66thand2nd, 2019), ma lì le “liste” erano più innervate nella testualità, qui lo sono meno, sappiamo solo che nella realtà letteraria vengono identificate come vociferazioni, sorta di mantra dai poteri oscuri proferibile solo da una ristretta cerchia di persone. Nel complesso tali slogan non hanno chissà quale forza rivelatrice né si distinguono per il loro peso narrativo, però contribuiscono all’unicità di un libro e di uno scrittore che a mio parere ha il grande merito di aver trovato una formula personale estremamente accattivante e che al contempo mantiene inalterata la voglia di rinverdire tale formula scovando piccoli tic, finezze e sciccherie sempre degne della nostra pigra attenzione.

Ma veniamo al terzo atto, un vertiginoso esercizio stilistico che toglie il fiato, un’unica frase priva di punti lunga ben centotré pagine in cui, care amiche e cari amici, si gode di brutto perché questo è puro Volodine, fino all’essenza, al midollo, fino alla più piccola particella visibile e/o invisibile. Leggendo questo stralcio a dir poco impetuoso si ha la sensazione che ci passino davanti agli occhi tutti i paesaggi, umani e non, che Antoine ha creato nella sua carriera, è una rassegna totalmente folle che segue le gesta di quella che è una specie di entità, uno spirito che potrebbe essere malevolo come no, e che, almeno inizialmente, appare parente dell’indimenticato Solovei nell’altrettanto indimenticabile Terminus radioso del 2016 (si cita anche una centrale nucleare, una confutazione più che un indizio), uno spettro eterno che trasmigra di corpo in corpo vivendo avventure che più post-esotiche di così non possono essere. Inoltre il pensiero va un po’ anche all’elefantessa errante di Undici sogni neri (Edizioni Clichy, 2013) perché c’è, implementata, quest’immagine ricorsiva di un Bardo perenne e disastrato, di un limbo fatto di anime impegnate in una stramba lotta di classe o di implicazioni sentimentali che si trascinano da millenni, e tutto vive e muore all’interno di una scrittura sovrannaturale dotata di un sistema zeppo di elementi ricorsivi (giacché) ed espressioni piacevolmente ridondanti (“Io, Jean Ostalnòi...). Di collegamenti diretti con Teatro o morte non mi sembra di averne ravvisati, si tratta di due storie che sarebbero potute essere pubblicate anche separatamente, ma il punto nodale di tutta la faccenda si situa esattamente qua, nell’apparente scarto che sussiste tra i due scritti poiché è solo ad uno sguardo superficiale che essi potrebbero risultare scollati, nei fatti il disegno globale di Volodine ha ormai raggiunto un tale tasso di auto-inclusività che qualunque cosa egli scriva è in grado di connettersi naturalmente con ciò che l’ha preceduta o con ciò che seguirà, senza forzature, senza stonature, senza ripetersi pur ripetendosi. Streghe fraterne è allora l’ennesimo tassello di un mosaico in perpetua costruzione, forse, all’incirca, sappiamo già quale sarà la tessera successiva, ma, quando accadrà, di sicuro non potremo fare a meno di recarci in libreria per comprare il nuovo tomo di turno edito da 66thand2nd.

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