lunedì 5 febbraio 2018

Son smeshnogo cheloveka

Per Korova (1989) fu Andrej Platonov, per Rusalka (1997) un mito del folklore slavo-russo, per Il vecchio e il mare (1999) Ernst Hemingway, per Moya lyubov (2006) Ivan Shmelyov, per Son smeshnogo cheloveka (1992) Fedor Dostoevskij con Il sogno di un uomo ridicolo. È ampiamente constatabile che Aleksandr Petrov abbia fatto originare tutta la sua carriera artistica da testi letterari, e analizzando ciò si può notare di come la fonte d’ispirazione abbia giocato un ruolo importante sulla riuscita complessiva di ogni singolo cortometraggio. Il lavoro sotto esame è un esempio esplicativo poiché quest’opera, abbeverandosi ad una sorgente narrativa quanto mai illustre, risulta molto più complessa e molto più alta di tutti gli altri prodotti petroviani. I motivi sono a prova di tonto: dentro a The Dream of a Ridiculous Man ci sono cose profonde e inintelleggibili come l’aspirazione al suicidio, l’altrove dopo la morte, la Verità abbacinante e la tossicità dell’umano, un’infornata di tematiche che obiettivamente non possono competere con mucche, pseudo-sirene o storielle d’amore. Si crea dunque uno spessore che oserei definire morale il quale non ha proprio niente di accomunabile con la levità di fondo che generalizzando caratterizza la visione di Petrov, dal primo all’ultimo film. Anzi più che di levità è maggiormente consono affermare che alla tematizzazione l’animatore russo ha sempre preferito l’estetizzazione, qui invece le due istanze costituenti vanno di pari passo.

Perché sul piano tecnico e sulla conseguente patina formale non c’è nient’altro da dire che il sottoscritto non abbia già detto in precedenza. Grandi accelerate oniriche e poderosi squarci surreali, senso di calore e di sana artigianalità a cui però risponde con fermezza un’assenza di fluidità che rende “stopposa” la fruizione. Purtroppo tale è lo stile di Petrov e nel giro di quasi un ventennio c’è da annotare di quanto poco sia cambiato, palesando perciò short dopo short un limite che non è stato mai abbattuto.

Nessun commento:

Posta un commento