La vita di Marie-Pierre
Pruvot. Chi? Marie-Pierre Pruvot. Ma prima di tutto la tappa di un
tragitto autoriale incominciato molti anni prima che possiede una
visione tutta focalizzata sull’omosessualità, nella
filmografia del parigino Sébastien Lifshitz non c’è
un titolo in cui non venga tematizzata tramite una molteplicità
d’approcci la questione gay, ed anche Bambi (2013) si
instrada nella suddetta scia con un modo piuttosto scarno ed
essenziale, mdp puntata su Marie che racconta e inserzione sporadica
di immagini archivistiche girate probabilmente dalla stessa
protagonista. Chi sia questa donna è presto detto: classe ’35,
nata Jean-Pierre in Algeria e migrata in Francia a causa di una
scomodità ancor prima geografica che corporale, trova a Parigi
se stessa sul palco del Carrousel esibendosi in spettacoli
antesignani del burlesque, ma la sua irrequietezza la fa allontanare
dai riflettori per scegliere l’anonimato, una laurea, una cattedra,
l’insegnamento, la pensione.
Questa sinossi è
esattamente quello che Bambi propone, la narrazione di una
storia personale che però è uguale a molte altre già
sentite, e quindi abbiamo il disprezzo dei genitori che non accettano
un figlio che a sua volta non si accetta come figliO, il tormento
intimo da cui sboccia l’incomprensione da parte del mondo fuori,
gli amori vissuti e sofferti, il riscatto (che qui avviene quando
Bambi porta nel locale dove si esibisce l’anziana mamma con la
zia), la valutazione ex-post della propria vita e il “rifarei
tutto, perché sì”. Dunque, mi sento di asserire che
ogni componente di un’esistenza così complicata corrisponde
agli stessi capitoli di una qualunque vicenda assimilabile, certo qui
è evidente che Marie ha compiuto un percorso raro non
facilmente equiparabile a quello di altri transessuali, ma nel
nucleo, nel cuore dell’argomento dove si trova la materia umana,
quella più vera, le cose non sono diverse. Un tiepido
interesse lo si può indirizzare verso la cornice storica
ragionando sui tempi andati e sul grado di accettazione del “diverso”
che oggidì non si è alzato granché, è
comunque poco, Lifshitz, già autore di Wild Side
(2004), film con un incipit che è rimasto nella memoria, nel
mostrarci con orgoglio la dignità di questa signora si lascia
trasportare da un canale già usato sia nel campo del come che
in quello del cosa. In breve:
niente di che.
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