Non riesco a capirne il
motivo ma TERRA mi ricorda il mare delle isole Azzorre, anche
se, ovviamente, alle Azzorre non ci ho mai messo piede perché
sempre ovviamente ci sono due tipi di viaggi spazio-temporali in cui
mi dissolvo felice, quelli dei profumi e quelli delle canzoni, e devo
dire che il signor Brondi, negli ultimi dieci anni, mi ha checkinato e spedito parecchie volte in una moltitudine di luoghi che alla fine
non hanno fatto altro che riportarmi a me stesso, per cui sento di
dirgli ancora una volta un grazie sincero, ed è un grazie di
uno che si mette le cuffie e chiude gli occhi e non pensa ad altro se
non all’evocazione di stati, luoghi ed esseri umani generati dalla
musica, e così, devo dirvi, che oltre alle Azzorre dentro
TERRA c’è anche una stazione bus da qualche parte a
Bologna dove ogni notte i pullman di una ditta pugliese giungono
carichi di passeggeri meridionali emigrati al nord che tornano a
casa, in questa stazione, che di inverno è immersa in un gelo
tremendo, le persone vengono poi smistate su degli altri autobus in
base alle loro destinazioni, e se ti capita di essere lì nel
momento di scarico e carico in mezzo ad un esercito di valigie,
sentirai dialetti danzanti che mettono in contatto i padri con le
madri, i fidanzati con le fidanzate, i nipoti con le nonne, tra un mi
manchi ed un è ancora lunga, tra un non vedo l’ora di
riabbracciarti ed un copriti che fa freddo, si alza silenziosa quella
necessità maschile di trovare un approdo sicuro nel proprio
corrispettivo femminile, dalla tetta della mamma alla mano della
figlia sul capezzale. Nelle sconnessioni di Brondi ci sono cose del
genere, ed io, onestamente, non voglio affatto rinunciare a vedere il
mondo filtrato dalla sua sensibilità.
mercoledì 8 marzo 2017
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