giovedì 17 febbraio 2011

Wild Side

L’impareggiabile voce di un platinato e diegetico Antony Hegarty che canta I Fell in Love with a Dead Boy in mezzo ad un gruppo di ammirate prostitute, alza il sipario su un triangolo fatto di carnalità (un corpo nudo viene alternato al cantante nell’incipit), di passione, now you’re my one, only one, di ambiguità, i’m asking are you a boy or a girl, ma probabilmente non di vero Amore: ci si può innamorare di un ragazzo morto?

Attraverso Hegarty il regista parigino Sébastien Lifshitz delinea quelli che saranno i temi di Wild Side (2004); una storia torbida con piacevoli impressioni di sincerità in cui il transessuale Stéphanie si reca al capezzale della madre morente nella casetta di campagna insieme ai due fidanzati: un bestione russo ex pugile e un ragazzo immigrato che si vende nei cessi della stazione.
Il passaggio dalla metropoli parigina ai verdi campi sovrastati dall’azzurro cielo mette a nudo le situazioni problematiche dei tre individui. Se fino a quel momento la città li aveva come protetti – all’inizio sono così allegri nel loro appartamento – la nuova location, sempre anticipata dall’ottima ripresa di una strada lunga e deserta a mo’ di anticamera (forse una citazione a L’età inquieta, 1997), evoca fantasmi dormienti.
L’incombente ed anche ingombrante presenza della morte sottoforma della madre moribonda scuote le fragilissime fondamenta di un triplice legame basato su un sentimento sfuggente, laddove i protagonisti pur dichiarandosi amore infinito vanno a letto con altri uomini per soldi.

Ecco che il difficile rapporto tra Stéphanie e sua madre arriva ad una resa dei conti, e a cascata anche il russo e il ragazzetto dovranno vedersela con diversi affari lasciati in sospeso riguardanti le rispettive famiglie. Tuttavia in questo percorso di “autoanalisi” il trans e il ragazzo continueranno a vivere la loro precaria esistenza fatta di grigi rapporti sessuali in cambio di denaro mentre il pugile proseguirà ad accettare la situazione a testimonianza del fatto che il trio ha imboccato una strada dalla quale non pare possa esserci ritorno, tanto che alla fine saranno ancora abbracciati (/aggrappati) tra loro sopra un treno per chissà quale destinazione.

A fare da contraltare, senza però destabilizzare troppo il risultato globale, vi è la natura della pellicola che è ben lungi dall’essere programmatica. Non si ha una costruzione o una relativa distruzione del legame fra gli interpreti, tutto è congelato, immobile, tanto che questo triangolo è essenzialmente invariato dall’inizio alla fine del film. E procedendo più per strappi che attraverso un flusso continuo, Lifshitz pecca in alcune ripetizioni al confine della compiacenza con le numerose avventure erotiche dei personaggi sullo schermo, arrivando, infine, con un po’ di ironia, a idealizzare il suo cinema con il tizio che paga per vedere Stéphanie fare sesso.

L’impegno dei due attori maschili è apprezzabile, e come detto sono in grado di trasmettere spontanea veridicità sul loro essere così, permane solo qualche interrogativo riguardante la freddezza di Stéphanie Michelini dalle squadrate mascelle.
In definitiva Wild Side è un film dal tocco interessante che seppur con qualche imperfezione tratta il non facile tema dell’omosessualità grazie ad un gusto estetico ed anche contenutistico.
Distribuito da noi in dvd.

2 commenti:

  1. Un ottimo prodotto, eppure ancora troppo poco conosciuto.
    Gran recupero.

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  2. Penso che non lo diverrà mai conosciuto. Ma vabbè, a noi va bene anche così.

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