È proprio poca
cosa Våga minnas (2012), documentario in cui Ewa Cederstam,
svedese, una carriera come direttore della fotografia e una
nomination a Berlino ’04 per il suo cortometraggio Kvinnans plats
(2004), ricopre sia il ruolo di regista che quello di protagonista
poiché, come fa capire senza mezzi termini la frase
introduttiva, Ewa stessa a diciotto anni è stata violentata da
uno sconosciuto, e ora che di anni ne sono passati venticinque, la
ferita, sebbene tamponata da un voluto oblio e dall’edificazione di
una famiglia, continua a sanguinare, a portare dolore, inquietudine,
malessere, stati d’animo che qui non si smettono mai di rimarcare
anche se forse il difetto principe dell’opera è esattamente
connotato dalla rintracciabilità di tali elementi che una
volta intuiti soltanto che al leggere della sinossi smagriscono di
portata con la loro effettiva presenza nel cuore della Cederstam, in
altre parole: non c’è poi molto da stupirsi se una donna che
ha vissuto un’esperienza tremenda porta ancora i segni dell’abuso
risalente a cinque lustri prima.
Va bene l’istanza
intimista, probabilmente esorcizzante per la regista, ma il risultato
globale è congelato, previa vaticinazione si centra
l’obiettivo opposto: la contro-empatia, non la si vive
questa video-confessione, nemmeno durante le conversazioni con
l’amica del cuore o con la madre (e sorvoliamo sul puzzo
artificioso delle diatribe col marito davanti alla camera o del padre
che “proprio ora” confida un vecchio segreto alla figlia) che
appaiono posticce, piatte, troppo troppo sedute, ad esclusione del
dialogo con il poliziotto in cui viene ricostruita a parole la
cronistoria della violenza, Cederstam passa buona parte del film a
stupirsi di come dal giorno del fattaccio a oggi abbia dimenticato a
mo’ di meccanismo di difesa dettagli e situazioni della vicenda,
come se lo spettatore fosse obbligato a stupirsi anch’esso di
fronte alla più famosa funzione di rimozione psicologica.
Oltre a qualche finestrella paesaggistica, magari retaggio della
principale professione della Cederstam, non c’è nient’altro
degno d’attenzione.
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