Sorta di sinfonia urbana
che potrebbe ricordare alla lontanissima la parte metropolitana di
Koyaanisqatsi 1982),
Praça Walt Disney
(2011) di Sérgio Oliveira e Renata Pinheiro (collaboratrice di
Assis in Bog of Beasts, 2006) si concentra su una
carrellata di immagini legate alla vita quotidiana di Recife, è una
giornata tipo che segue l’ordine temporale della natura dall’alba
al tramonto, dentro c’è molto dell’umano odierno laddove al
mattino non si mette più il piede giù dal letto ma lo si posa
sull’acceleratore della propria macchina così come alla sera il
tic delle portiere che si chiudono accompagna il calare del sole, è
solo un esempio che compone questo quadro cittadino dove ci si appaia
alla verticalità dei grattacieli (interessanti alcune vedute
perpendicolari al suolo) per poi rimbalzare nella realtà delle
spiagge e del traffico che i due registi si divertono pudicamente a
manipolare. C’è da chiedersi quale sia il nesso che lega un breve
documentario molto sui generis al suo titolo, ovvero: cosa
c’entra Walt Disney? Bah, non lo so. A parte il galleggiare sul
mare di un agglomerato di palloncini la cui forma ricorda la testa di
Topolino e a parte l’utilizzo di colonne sonore relative (credo) a
vecchi cartoni animati appiccicate sulle cartoline brasiliane, non vi è
alcun laccio significante.
C’è da dire che la
scelta di tali musiche suggerisce una dimensione parecchio giocosa al
cortometraggio, il che, risintonizzandoci sulla suggestione iniziale,
ci allontana parecchio da Reggio che manteneva un certo tono epico ed
universale nel suo film, non che se Oliveira
e Pinheiro abbiano scelto una strada diversa siano degli sprovveduti,
ma osservando il risultato complessivo il sottoscritto ritiene che
non tutto il potenziale sia stato sfruttato a dovere perché nei
paesaggi d’asfalto e cemento, di potenziale, ce n’è eccome (e
Malick con The Tree of Life
[2011] non ha mancato di ricordarcelo), però qui quello che posso
dire è che le cose non vanno troppo e che a tratti sembra quasi di
trovarci dentro la pubblicità di un qualche marchio automobilistico.
Film instabile quindi, dove si alternano momenti incuriosenti (le
vecchie foto sovrapposte ai luoghi come sono oggi, il finale
casalingo) ad un senso generale dagli ingranaggi scricchiolanti, si
veda la faccenda della Piazza che sicuramente avrà il suo motivo
d’essere data una centralità oltre che planimetrica anche filmica
(è lì che alla fine compare Mickey Mouse insieme ad altri
personaggi), ma la voglia di ricercare la plausibile comprensione è
di una scarsità allarmante, per cui: next, please.
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