martedì 22 maggio 2018

Father's Day

Terzo per brevità dopo Love Song (1984) e VAGINA & VIRGIN (1995?), Chichi no hi (2003) è un cortometraggio di Sion Sono che parrebbe anticipare quello che per un certo periodo, probabilmente il migliore, ad oggi, di tutta la sua carriera, è stato un tema per lui im-portante, infatti in un capodopera come Cold Fish (2010) o negli altrettanto memorabili Love Exposure (2008) ed Himizu (2011), il regista giapponese ci andava giù pesante con la famiglia impegnandosi a disintegrare ogni legame relazionale giungendo, alla fine, ad una completa spersonalizzazione dei soggetti in scena, era un grande Sono e, seguendo i parametri dell’eccesso, anche un grande cinema, poi si sa come sono andate le cose e non è il luogo adatto per intristirci, tuttavia Father’s Day racchiude in embrione un non troppo diverso assalto terroristico al nucleo famigliare, se osserviamo la scenetta costruita ad hoc abbiamo un menù di imbruttimento disumano che devasta tre legami in un colpo solo, quello dei fidanzati con le due sorelle e quello di queste ultime con il padre (o presunto tale). Se ci si sofferma un secondo i dodici minuti del film potrebbero essere anche considerati brutali se non fosse che Sono cazzeggia un po’ stemperando il livello di morbosità con alcune trovate più giocose e alleggerenti (si prenda il costume del “papà” o l’introduzione dell’idraulico), il meccanismo ad ogni modo per me funziona perché genera delle aspettative, e la soluzione finale, se in prima battuta mi era sembrata un’idiozia, a ben pensarci è in linea con l’assunto dell’opera: le sorelle (e una non può che chiamarsi Mitsuko) non ricordano nemmeno che faccia abbia il proprio genitore, mentre i tre maschi si sganasciano pensando a quando giungerà il momento di festeggiare la ricorrenza paterna.

Le intenzioni sono dunque buone e arrivano a destinazione pur essendo servite in modo... dimenticabile ad essere buoni, siamo davvero ai confini della professionalità: videocamera anni zero che cattura la realtà in un digitale sciatto e appiattente dal tono quasi amatoriale, è plausibile poi che la videocamera in questione fosse solo una (cosa che si avverte abbastanza una volta fruito l’intero lavoro), arrangiati poi alla carlona i supposti picchi drammatici con una sbiaditura in bianco e nero che tenta di inscurire la vicenda, e comparto attoriale, infine, sempre esagitato ed in tipica botta sononiana. Aldilà di queste pecche prettamente tecnico-estetiche Father’s Day è dei lavori ridotti di Sono pre-trilogia quello in cui si iniziano ad intravedere i rossori di una brace in via di surriscaldamento (niente a che vedere con i deliri autocelebrativi degli esordi), e se per Decisive Match! Girls Dorm Against Boys Dorm (1988) dicevo che la visione era consigliata solo ai fan di Sion, qua ci andrei cauto, non è da ricordare nei secoli a venire, è, piuttosto, un piccolo tassello che aiuta a comprendere il disegno globale di questo folle artista nipponico.

Di nuovo grazie a Claudio per la disponibilità.

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