sabato 5 maggio 2018

Tadpoles

Corto singaporiano recitato in inglese che fu presentato in quel di Locarno ’13, alla regia troviamo un giovine di nome Ivan Tan il quale non si può dire che si sia prodigato granché per lasciare un segno indelebile nella nostra mente cinefila. Tadpoles (2013) è un lavoro che si potrebbe definire scolastico se non fosse per l’atmosfera un filo surreale che viene proposta e che solleva di qualche millimetro il film dalla banalità. L’elemento che si distingue dal resto è la scelta di calare la doppia coppia protagonista nel bel mezzo di un diluvio biblico che tracima la logica per diventare simbolo, così, come se le nuvole tsaiane si fossero spostate più a sud e avessero iniziato a riversare ettolitri di pioggia su Singapore, i due appartamenti si fanno acquario di legami relazionali dove le persone in scena sembrano molto vicine ad un naufragio sentimentale.

Il trasformarsi del corto in una metafora non è una mutazione che esalta, e la ragione non è l’azione in sé quanto la facile lettura che ne consegue. Non vi è “piacere” nell’apprendere l’idea di Tan poiché troppo sottile, di una fragilità che non è ravvivata nemmeno dagli incroci tra i due lui e le due lei. È evidente l’intento del regista che vorrebbe allacciare concettualmente i vicini di casa nel breve tempo a disposizione giocando con le loro personalità, ma anche qui una diffusa immediatezza non abbastanza celata da una forma arty arriva comoda comoda e quindi ci si volge con una certa sufficienza al parallelo della duplice crisi punteggiato da un’ulteriore piccola allegoria, si veda la dispersione dei girini nell’acqua e la contrapposta maternità in arrivo. Il tutto non può che portarci ad una lapidaria conclusione: Tadpoles? Insignificante.

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