sabato 26 maggio 2018

El brau blau

Sappiate che El brau blau (2008) dice di questo: di un ragazzo che nella sua casa di campagna nei pressi di Barcellona si allena a fare il torero. Dunque, dall’esordio di Daniel V. Villamediana, il quale sarà anche co-auotre di Aita (2010), e prodotto dall’uomo che ha le mani su buona parte del cinema spagnolo d’essai e non solo, sto parlando di Luis Miñarro (Familystrip, 2009), non è proprio una passeggiata estrapolare un’esegesi che non sia la banale descrizione di ciò a cui abbiamo assistito, l’unico dato certo è che il protagonista è un grande appassionato di corrida (lo apprendiamo nell’incipit) e questo suo amore è vissuto attraverso atti in bilico tra il rituale e la pazzia, tra l’allenamento e lo straniamento dal mondo civile. È ipotizzabile che Villamediana punti in questa direzione disegnando un quadro parecchio astratto dove il centro del tutto, l’aspirante torero, sfugge alle interpretazioni più ovvie: è una sorta di fantasma inquieto che ripete ossessivamente gesti e movenze e che appartato nella sua dimensione si autocostruisce un’altra realtà. I suggerimenti del regista sono flebili ma presenti, infatti nella miglior sequenza del film vediamo l’ombra del tizio agghindato da matador con in sottofondo le urla di un ipotetico pubblico, quindi scampoli di onirismo e surrealtà che si ripresentano con l’apparente esistenza indipendente del mantello rosso il quale è in grado di starsene ritto vicino al suo padrone.

Ad un prodotto curioso e con una linea formale ben definita nella sua ibridazione (troppo documentaristico per poter parlare di finzione, e troppa finzione per poter parlare di documentario), si affaccia comunque un grosso perché. Perché utilizzare un’ora della propria esistenza per un esemplare di cinema che non scriverà la storia e dove il massimo dell’azione vede uno squinternato infilzare ripetutamente una balla di fieno? Beh, se vi interessa la tauromachia potrebbe essere un’occasione per assistere ad una versione di questo antico spettacolo che esce dal seminato, una vera e propria proposta aliena e nonsense, ma dato che presumo vi sia un numero molto esiguo dei suddetti fan, alla sopraccitata domanda non si può che rispondere con un beh: la cinefilia è una patologia cronica e più il film è occulto e più stuzzica, se poi nei fatti non si tratterà di un capolavoro indimenticabile non importa, ciò che conta è poter dire di averlo visto. Io ho visto El brau blau e tu?

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