Credo che
Kessen! Joshiryô tai Danshiryô (1988)
debba essere preso per quello che è, ovvero un’opera immatura
figlia di un’intemperanza artistica che al tempo scuoteva di brutto
il giovane Sion Sono, voglia di fare che però non avendo un’adeguata
traduzione tecnica (intesa proprio come materiale a disposizione)
finiva nell’allontanarsi dal minimo sindacale della
professionalità, all’incirca quanto si potrebbe dire su Decisive
Match! è
quanto il sottoscritto disse a proposito di A Man’s Flower Road (1987), film che
condivide con quello del 1988 una base comune, l’8 mm, il
che comporta un cospicuo approvvigionamento di pazienza, a distanza
di trent’anni la patina visiva che va a costituirsi non può che
risultare archeozoica al nostro sguardo, inoltre il sonoro
presumibilmente captato in presa diretta dalla camera del regista non
è sufficiente a restituire uno spettro di suoni denso e godibile, la
morale si fa perciò semplice: nuovamente, non si capisce un cazzo.
Il caos, come direbbe la volpe vontrieriana, regna, ma non è un caos
studiato, articolato, “voluto”, è un’imperterrita scarica di
immagini traballanti che Sono ammonta minuto dopo minuto, magari
nella sua testa un disegno razionale c’era anche, la corrispettiva
impressione su pellicola è però un equino imbizzarrito che galoppa
indisturbato al pari dei personaggi in scena. Ciò che all’indifeso
spettatore rimane è la traccia iniziale di una faida fra studenti
che ci mette poco a dissolversi in un frenetico collage incentrato su
alcuni di questi ragazzi, ma ripeto: scandagliare il film elencandone
le evidenti mancanze è uno sforzo futile, appuntiamo al massimo il
furore del suo demiurgo, che qualcosa mi dice abbia a che fare con il
periodo storico di quel Giappone ma non avendo abbastanza elementi
non posso approfondire, e stop.
Poi
se ci si vuole divertire nel giochino di rimandi, citazioni e miraggi
del futuro che verrà potete tranquillamente accomodarvi: udiamo
ancora una volta il trillo della sveglia che infestava il corto
d’esordio Love Song
(1984) e rivediamo gli occhiali mono-lente che erano apparsi in Ore wa Sono Sion da! (1985),
in
merito a segnali di incubazione per temi che arriveranno successivamente
si può sottolineare di come Kessen!
rappresenti
un po’ la genealogia dell’umanità in perenne corsa che Sono ha
spesso amato cogliere nei suoi lavori, qui, tra l’altro, il fattore
“movimento” è centrale in quanto la disfida si gioca su un
terreno podistico, l’altra faccia della moneta è data dal fatto
che vista una così larga attenzione a scene concitate la camera a
mano di Sono impazzisce (letteralmente) nel rincorrere a perdifiato gli
attori in scena. La questione dei maschi vs. femmine con annessa
divisione cameratesca e puerile, è, se si allarga la lente
analitica, una contrapposizione che caratterizzerà moltissimo il
cinema di Sono nei decenni a seguire, pensiamo anche solo a episodi
più recenti tipo Tokyo Tribe
(2014) o Shinjuku Swan
(2015),
storie imperniate su lotte gangstaristiche di cui Decisive
Match!
sembra
contenere in embrione simili moti conflittuali, va da sé che il
correlato abbandono della gara scolaresca lascia appena appena un
vago sentore di quanto summenzionato. Interessanti, solo nell’ottica
del curriculum di Sono poiché nel concreto oltremodo barbose da
guardare, alcune estese protrazioni all’interno di una casa
a due piani abitata da un ragazzo e una ragazza, Sono si concentra su
quest’ultima dilatando i tempi e mettendo in pratica una discreta
dose di ricerca che diversifica le riprese dal resto (il pavimento
che ruota; la scena sotto le coperte), sembrerebbe un’ennesima
scollatura che con ogni probabilità è, tuttavia col finale avviene
un riscatto inaspettato, il giapponese apre uno spiraglio al surreale
per una chiusura ittica che mi sarei aspettato da un Tsai Ming-liang
o da un Kim Ki-duk d’antan, non certo da lui.
Rimane
sempre e comunque una roba per aficionados,
gli altri navighino pure in altre acque.
Dubbi amletici sulla traduzione inglese del titolo (come da
locandina... “locandina”?), non ci dormiremo la notte.
Grazie mille a Claudio per la disponibilità.
La traduzione del titolo dovrebbe essere proprio quella :D La locandina in realtà è l'icona itunes, dove credo siano stati distribuiti questi lavori primordiali di Sono. Mi pare che il completismo sia completo ora, o c'è rimasto qualcos'altro del passato? A parte Dankon, che pare veramente introvabile, e un paio di film tv.
RispondiEliminaInvece questa è una cosa che pare interessante e non risulta dalla filmografia su imdb, ma è presente invece sulla monografia Il signore del caos: Sono Sion Fanta-jia (Sono Sion Fantasia, Short Film Collection, 2004). Gli sto dando un po' la caccia, ma poche speranze :)
Ma guarda, non so se manca qualcosa o meno di certo proseguire in questa caccia è un po' autolesionistico, con tutto il cinema bello che c'è da fronteggiare finire a vedere copie malridotte di film pressoché dilettanteschi significa non volersi troppo bene. Anche se poi so che se mi capita a tiro un titolo del genere non potrò fare a meno di visionarlo. Adesso vediamo un po' che sarà Tokyo Vampire Hotel, speriamo non sia una commercialata come le altre più recenti.
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