Anche se sono passati
anni dalla visione, è chiaro (nonché confutabile in Rete) della
sostanza protesica che costituisce Tian qiao bu jian le
(2002), il quale si presenta come un piccolo vagone attaccato alla
locomotiva Che ora è laggiù? (2001), film da dove ovviamente
provengono anche i protagonisti di questo cortometraggio, persone
assimilabili alle decine di esseri umani che hanno popolato, e che
popoleranno, il cinema di Tsai Ming-liang da lì in avanti, e tutti
con un punto in comune: essere profondamente diversi per essere in
fondo tutti uguali (anche a noi). Quindi la ragazza fa ritorno dalla
Francia e nel consesso di ectoplasmi orchestrato da Tsai oltre che il
tempo, anche la materia può... smaterializzarsi. The Skywalk Is
Gone fa leva su questo concetto fino a prendersene quasi gioco,
se nella finzione vediamo una spericolata signorina attraversare la
carreggiata affermando al vigile che un tempo c’era un cavalcavia,
nella realtà quel cavalcavia, visto anche nel film del 2001, è
stato abbattuto per davvero lasciando al suo posto il brulicante
nulla metropolitano. Spettri urbani, apparenze umane (ad un certo
punto sbuca anche un monaco in mezzo alla folla, involontario
predecessore di Walker [2012] & c.?), e, non poteva
mancare, quaderno di solitudini scritto con il tipico inchiostro di Ming-liang, lei che forse cerca ancora lui, o che forse cerca qualcuno e
basta in una Taipei che la sdoppia come negli specchi del luna park
(i dettagli sulle superfici riflettenti, segnale di stile del
taiwanese), lui che caga in un cesso pubblico con altre idee
in testa. Sfiorarsi in un sottopassaggio, ipotetico luogo d’amore
irrealizzabile.
Indubbiamente aggancio
con Che ora è laggiù?, ma anche preambolo per un’altra
grande opera di Tsai: Il gusto dell’anguria (2005), infatti
ecco che per la prima volta nell’universo del regista da sempre
ricco di acqua, l’acqua non c’è più, viene razionata: la vita
si centellina goccia a goccia. Dopodiché vediamo il caro Hsiao
presentarsi ad un provino hard, nient’altro che l’antefatto di
ciò che sarà da lì a tre anni dopo. Allora The Skywalk Is Gone
non è tanto il prolungamento di un lavoro più grande quanto un
importante raccordo tra due delle molte tappe di uno dei massimi
autori contemporanei, inoltre, anche se nel tempo limitato di un
cortometraggio, è possibile ammirare molti punti fermi della poetica
più coerente a se stessa che possiate vedere nella storia del
cinema recente. Il finale con vista sul cielo azzurro, per motivi
fondamentalmente inspiegabili a parole, ti eleva.
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