sabato 31 marzo 2018

The Skywalk Is Gone

Anche se sono passati anni dalla visione, è chiaro (nonché confutabile in Rete) della sostanza protesica che costituisce Tian qiao bu jian le (2002), il quale si presenta come un piccolo vagone attaccato alla locomotiva Che ora è laggiù? (2001), film da dove ovviamente provengono anche i protagonisti di questo cortometraggio, persone assimilabili alle decine di esseri umani che hanno popolato, e che popoleranno, il cinema di Tsai Ming-liang da lì in avanti, e tutti con un punto in comune: essere profondamente diversi per essere in fondo tutti uguali (anche a noi). Quindi la ragazza fa ritorno dalla Francia e nel consesso di ectoplasmi orchestrato da Tsai oltre che il tempo, anche la materia può... smaterializzarsi. The Skywalk Is Gone fa leva su questo concetto fino a prendersene quasi gioco, se nella finzione vediamo una spericolata signorina attraversare la carreggiata affermando al vigile che un tempo c’era un cavalcavia, nella realtà quel cavalcavia, visto anche nel film del 2001, è stato abbattuto per davvero lasciando al suo posto il brulicante nulla metropolitano. Spettri urbani, apparenze umane (ad un certo punto sbuca anche un monaco in mezzo alla folla, involontario predecessore di Walker [2012] & c.?), e, non poteva mancare, quaderno di solitudini scritto con il tipico inchiostro di Ming-liang, lei che forse cerca ancora lui, o che forse cerca qualcuno e basta in una Taipei che la sdoppia come negli specchi del luna park (i dettagli sulle superfici riflettenti, segnale di stile del taiwanese), lui che caga in un cesso pubblico con altre idee in testa. Sfiorarsi in un sottopassaggio, ipotetico luogo d’amore irrealizzabile.

Indubbiamente aggancio con Che ora è laggiù?, ma anche preambolo per un’altra grande opera di Tsai: Il gusto dell’anguria (2005), infatti ecco che per la prima volta nell’universo del regista da sempre ricco di acqua, l’acqua non c’è più, viene razionata: la vita si centellina goccia a goccia. Dopodiché vediamo il caro Hsiao presentarsi ad un provino hard, nient’altro che l’antefatto di ciò che sarà da lì a tre anni dopo. Allora The Skywalk Is Gone non è tanto il prolungamento di un lavoro più grande quanto un importante raccordo tra due delle molte tappe di uno dei massimi autori contemporanei, inoltre, anche se nel tempo limitato di un cortometraggio, è possibile ammirare molti punti fermi della poetica più coerente a se stessa che possiate vedere nella storia del cinema recente. Il finale con vista sul cielo azzurro, per motivi fondamentalmente inspiegabili a parole, ti eleva.

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