Sono molte, ma davvero
molte, le perplessità generatesi dalla visione di Nude Area
(2014), terzo lungometraggio per Urszula Antoniak nel giro di un
lustro con ripresa della struttura in capitoletti di Nothing Personal (2009). Fin dall’inizio veniamo a conoscenza del fatto
che non è la linearità temporale il dogma a cui la
regista fa fede, infatti la disposizione dei frammenti è
rimescolata in un andamento che anticipa e posticipa, nulla di così
originale in effetti, al pari della mera storia: una storia d’inamore
omosessuale: due ragazze che sono istanze di due culture, occidentale
ed orientale. Come intuirete il substrato celato sotto la patina
sentimentale è, o vorrebbe essere, politico, ma con le stesse
modalità di Code Blue (2011), anche lì c’era
una faccia più esterna come la solitudine ed una più
interna come il discorso sulla morte assistita, la Antoniak non ha la
forza di scendere o ascendere livellandosi in una zona che, detto in
modo superficiale ed odioso per voi che leggete, “non mi ha
trasmesso niente”. E la trasmissione in Nude Area dovrebbe
sintonizzarsi su frequenze più alte rispetto ai soliti film
dalla grana sentimentale, perché la regista opta per la
radicale scelta del silenzio, le due ragazze, per tutta la durata
dell’opera non si parleranno mai. A questo punto la Antoniak
avrebbe dovuto cercare di renderci ricettivi nel campo delle
sensazioni, di rendere il suo lavoro liquido, capace di tracimare
placido, invece per chi scrive non è accaduto niente di
questo, ciò che riempie lo schermo per ottanta minuti è
un continuo immortalare gli sguardi reciprocamente languidi tra le
due, tanto che alla fine la noia troneggia.
Lontano da un La vita
di Adele (2013) qualunque poiché
non vi sarà alcuna catarsi amorosa qui, nel gioco di
occhiatine, carezze e risatine il punto di massima compenetrazione lo
si ha col finale aperto a svariate interpretazioni, nessuna comunque
di particolare esaltazione. Col suo fare polare Urszula
Antoniak iberna qualsivoglia impennata emotiva restituendoci un
quadro inerte che, tanto per usare un’altra frasetta fatta
tipicamente recensionistica, “non arriva”. Ricapitolando abbiamo:
un argomento usurato dove il correlato trattamento, pur mostrando una
discreta audacia (l’assenza dialogica), non porta a risultati
inebrianti, è come se la Antoniak fosse troppo presa dal vezzo
di raccontare una storia senza parole da dimenticarsi di cosa
effettivamente stesse narrando, e in più la tesi sociale della
crasi tra una realtà europea e una araba non è resa in
modo capiente, a parte il continuo sottrarsi della riccioluta
(atteggiamento che farei ricondurre alla religione d’appartenenza
senza però esserne troppo convinto), non ho rintracciato
ulteriori elementi in grado di innervare l’incontro tra gli
antipodi, quindi se al posto della ragazza di colore ci fosse stata
una coetanea caucasica poco o niente sarebbe mutato. Da tali premesse
è automatico trarre delle conclusioni: sconsiglio a gran voce
Nude Area, esempio di un cinema involontariamente, o forse no,
reazionario.
azz, è così brutto?? Nothing personal mi aveva folgorato e anche code blue era notevole :(
RispondiEliminaAd ogni modo io non l'ho mai trovato sto Nude Area se non su emule ma hardsub in polacco ! Dritte ?? :)
il file è quello, ma non c'è alcun sub se non la traduzione di qualche sporadica scritta diegetica se non sbaglio. Ma comunque te lo sconsiglio, questo cinemino mi ha veramente stufato.
RispondiEliminaUn occhiata gliela voglio dare lo stesso, la antoniak per quanto mi riguarda gode ancora il credito dei lavori precedenti,un po' come fliegauf :(
Eliminavisto , effettivamente è stato piuttosto deludente :(
RispondiEliminaEh :|
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