giovedì 29 dicembre 2016

Nell'orto

Ho otto o nove anni e mi trovo nell’orto, un posto che qui in paese chiamano così da sempre ma che non ha niente di un orto tradizionale. Per arrivarci bisogna passare sotto la vota, un archivolto la cui parte convessa altro non è che il pavimento in travi di una casa vecchissima e disabitata da almeno mezzo secolo di cui si possono scorgere attraverso le fessure degli assi marciti dal tempo bottiglioni impolverati ed altre cianfrusaglie stipate su precari ripiani di legno, dalla vota penzolano delle lanugini di ragnatela spessa e fibrosa come il cotone che se non stai attento ti si impigliano tra i capelli, ma io sono talmente piccolo che queste stelle filanti tessute da ragni panciuti non mi sfiorano nemmeno e così arrivo spensierato nell’aia che subito dopo mi si apre dinnanzi, qualcuno, come ogni anno, taglia l’erba infestante nonostante nelle tre abitazioni che vi si affacciano non ci sia più anima viva, poco oltre un mostro di rovi e spine ha già cominciato a sommergere il muro di una delle case, uno dei miei incubi più paurosi è svegliarmi d’improvviso in mezzo ad un groviglio di piante selvatiche nel cuore della notte montana punteggiata da bisbigli sinistri. Poco più avanti il suolo si fa leggera discesa e ai lati del declivio il signor Teo ha messo quattro gabbie con dentro dei grassi conigli che muovono freneticamente il nasino, ogni volta che vado nell’orto prendo uno stelo di fieno e stuzzico uno dei conigli fino a quando l’animaletto non soddisfa la mia stupidaggine di bambino mangiando l’erba secca con disprezzo verso quell’essere che ha appena disturbato la sua placida vita nel mondo-gabbia. Superati i conigli bisogna scendere degli scalini affianco ad un muro a secco tirato su da chissà chi e che il passare del tempo e la pioggia e la neve e il ghiaccio hanno bombato come se fosse gravido di un enorme neonato-pietra-muschio pronto ad essere sparato direttamente nell’orto. Perché quando vedo davanti a me il muretto significa che sono lì, in un fazzoletto di terreno che un mio bisnonno aveva adibito a pollaio e dove per un periodo incalcolabile la merda delle galline rimestata dalle loro stesse zampette si è amalgamata all’impiantito naturale rendendolo quello che è ora: un banco di terra umida, quasi bagnata, e di un nero che non potete immaginare, e fertilissima nonostante il sole, a causa di due alti peri posti agli angoli bassi del quadrato terricolo, non arrivi mai. E io gironzolo affondando i piedi nello spazio di humus, prendendo manciate di terra fredda che svelano vermi rosei impazziti alla vista mentale di un gigante come il bimbo che sono, e trovando strani oggetti sepolti, pezzetti di esistenze passate, cocci, vetri smussati, una piccola bottiglia con dentro una ciocca di capelli. Ho solo otto o nove anni e non penso al futuro.
Poi, allo stesso modo in cui i vermi che disturbo dai loro sogni colliquativi vedono me, io scorgo ai piedi del muro, proprio tra due grossi sassi, lo strisciare di una cosa tubolare e marrone, unta e gelida: non finisce più di scivolare questa biscia, questa vipera, questo serpente che me la fa fare sotto. Scappo! Su per gli scalini, via veloce dai conigli e dai loro occhi rossi, oltrepasso i fili-stalattiti di bava ragnesca che ondeggiano nell’aria al mio passaggio e trovo un approdo sicuro nel rumore che fanno le mie scarpe da ginnastica sull’asfalto amico della strada principale e col cuore a mille arrivo a casa e la mia giovane mamma pesca da un recipiente di plastica azzurro i panni che sta stendendo su una corda tesa fra una noce e un prugno.

Di recente sono tornato nell’orto, ho vent’anni di più e molte cose, inevitabilmente, sono cambiate. Mi illudevo che qui fosse rimasto tutto come prima ma dopo la vota non sono riuscito a proseguire, una diga di piante di ogni genere ha creato una barriera insuperabile: il mio incubo di un risveglio notturno in un posto simile non se n’è mai andato. Il signor Teo non abita più in paese perché ha divorziato e credo che abbia cercato di rifarsi una vita in un paese poco più lontano, i suoi conigli, invece, resteranno per sempre lì, invisibili ma belli cicciotti, sepolti sotto una coltre di foglie e spine che li conserverà per l’eternità. Immagino che il muro in gestazione sia esploso del tutto, magari in una notte di temporale, e nel momento in cui ha ceduto è possibile che il mio serpente abbia ripensato a quando si trovava nel guscio molle del suo uovo e all’attimo successivo della sua venuta al mondo, al primo contatto con le sostanze chimiche che costituiscono il pianeta.
Ho imboccato la via verso casa e una volta sulla strada ho sentito un rumore di passi rapidi e veloci, ma ero da solo. Mi sono seduto su una panchina di pietra che dà su un bel panorama collinare, i dolci rilievi parmensi baciati dal tepore di mezzogiorno erano le gobbe di un drago che dormiva da millenni. Un uccellino si è poi posato sulla ringhiera di fronte a me, la frequenza con cui muoveva la testa mi è parsa fuori dalla concezione del tempo umano. Non so, a volte sembra tutto così sbagliato, a volte questo scorrere delle cose, delle persone, dei ricordi, degli affetti, è l’unico modo per capire che cosa sia la vita (da qualche parte, in un altrove onnipresente, c’è anche la microscopica stazione ferroviaria di Framura in una afosa domenica di agosto e mio padre con la borsa frigo piena di cose da mangiare, e c’è anche negli infiniti algoritmi di Facebook il video di una canzone di Tracy Chapman).
Mi sono alzato lasciando su quella panchina un me stesso che rimarrà per sempre lì così come ci sarà sempre un bambino-me che razzola nell’orto, ma mia madre non c’era più a stendere i panni e i miei capelli si stanno facendo sempre più radi.

2 commenti:

  1. Ogni volta che finisco di leggere i tuoi scritti di vita un pezzo di cuore rimane li, fra le frasi che si muovono fra i paragrafi.Nel ritmo. Nell'ambiguità, nel modo in cui l'emozione in circostanze difficili viene catturata nel linguaggio.
    Buon anno ale :)

    RispondiElimina
  2. Grazie caro Dries, buon 2017 anche a te, ci si legge il prossimo anno, tra qualche giorno

    RispondiElimina