Il cortometraggio si focalizza sul ragazzo, è essenzialmente l’esposizione del suo comportamento in relazione ad un evento funereo che in qualche maniera aleggia nella casupola. I segnali di un certo scompenso emotivo, di insicurezza (il dietrofront conclusivo), di nervosismo (l’episodio della minestra), di impotenza (… al cospetto del mare) e via dicendo, sono narrativamente di poco conto, non colpiscono, non emergono dall’orizzontalità. La scena che davvero ho trovato superflua riguarda la passeggiata nel bosco dove Miguel si trova faccia a faccia con un eros in contrapposizione agli impulsi antitetici che vive nel cottage, tocca ripetermi: è poca cosa, come fa un cinema che vorrebbe avere la C maiuscola ad esprimersi per mezzo di immagini così dirette o al limite sottilmente celate da un velo autoriale? In che modo allora la sua tesi arriva agli occhi dello spettatore? Ecco, le risposte, scontate, pesano sul giudizio globale, e io, che sono sempre abbastanza cauto nel pronunciarmi sull’operato di un regista perché da una tastiera è facile sparare sentenze senza avere minimamente idea delle dinamiche che portano alla realizzazione di un film e di come il suddetto film si incastra in una filmografia che è figlia di studi/esperienze del regista stesso, mi limito ad annotare: due corti di Conceição visti ed entrambi non hanno soddisfatto i miei bisogni, ad oggi, della contemporanea ondata lusitana, lui è il mio personale fanalino di coda.
The Dreamers
1 ora fa
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