Sì perché l’opera si pone costantemente in un dialogo serrato con il passato, non credo di sbagliare affermando che gli abitanti dei paesini colti nel loro essere lì, in quel momento, in quell’istante così concreto ed anche così etereo da non farli sembrare nemmeno più lì, ragionino, senza esclusioni, sul rapporto tra se stessi e un prima che va da pochi anni (l’arrivo della luce elettrica verso il ’57) a centinaia e centinaia di secoli addietro (la creazione dei sentieri da parte degli animali selvatici), c’è della polvere depositata in queste memorie fatte di oralità e folklore, di tradizioni dalle radici perdute (l’origine dei soprannomi), di ricordi grattati via dall’infanzia, e Poeta Paccati, tale polvere, la soffia in aria trasformandola in un magico pulviscolo sospeso dove i frammenti aurei di esistenze impercettibili, tipo la vita dell’ultimo carrettiere rimasto, tipo la mia vita, o la tua, contengono il risuonare dell’infinito. San Martino è infatti, se lo si vuole, un’eco che diffonde ulteriori echi, è una casa antichissima che accoglie le anime di passaggio che transitano al suo interno, è un museo contro-analogico dove tra gli oggetti in esposizione si diffonde un vento caldo e avvolgente, il vento del tempo.
martedì 21 marzo 2023
San Martino
Cronache
dalla montagna, precisamente la Val Camonica, crogiolo in cui si
fondono storie del passato e del presente, canzoni dialettali,
lampade ad olio, case senza tetto, uomini che non hanno mai visto il
mare o un treno, défilé di processionarie, santi motorizzati.
Silvia Poeta Paccati, bergamasca classe 1982, rammenda questo
molteplice intreccio di narrazioni esattamente come l’anziana donna
fa per il mantello del nipotino. San Martino (2012), pur
essendo un esordio (o magari proprio per quello, all’inizio noto
che spesso i debuttanti tendono ad abbondare piuttosto che a
sottrarre) è davvero molte cose, alcune delle quali mi risultano
addirittura difficili da fotografare, però so di certo cosa non è:
non è un documentario italiano d’ambientazione agreste che guarda
a Frammartino e quindi non si rintraccia una contemplazione
ambientale né una correlata mono-estetizzazione del girato. Anzi, la
filmmaker, nei limiti produttivi, dà una veste al proprio lavoro
abbastanza variegata, qualche diversificazione della resa video
(suddivisione in quadrati; cambio della tessitura digitale) si
accompagna ad un lungo discorso che rimbalza di voce in voce, la
peculiarità che concerne pressoché tutti i soggetti ripresi è che
le parole pronunciate sono state poi inserite sulle sequenze a mo’
di commento off, ciò trasmette un’atmosfera, una dimensione che
riesce a superare di gran lunga la mera illustrazione. Uno dei pregi
di un piccolo film come San Martino sta
nel saper andare al di là dei racconti che si affastellano per
instillare gocce del Grande Racconto che riguarda ogni essere vivente
sulla Terra.
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bella segnalazione, e bella la loca che mi ricorda i bei tempi di quando facevo "enduro turistico". grazie
RispondiEliminaSi trova onine? la tua recensione interessante mi ha atto venir voglia di vederlo
RispondiEliminaEra presente su un canale Vimeo durante la pandemia ma temo l'abbiano cancellato.
RispondiEliminaRecensione commovente, grazie di cuore! Se qualcuno passa di qui ed è interessato a vedere il film, scriva pure a silviapoeta@gmail.com
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