Non sottovaluterei troppo
Z daleka widok jest piękny (2011) dei coniugi Wilhelm e Anna
Sasnal perché è uno di quei film che una volta tornati alle nostre
misere faccende quotidiane comincia a girare per conto suo negli
intercapedini mentali, e lievita, e si alza e… senza esagerare eh:
parliamo dell’opera di un pittore/artista polacco con una carriera
di discreto successo (esposizioni un po’ in tutto il mondo) che
almeno inizialmente sembra accusare non poco la ricerca di un
cinema-verità dove la finzione è estrapolata dalla realtà, un
tipico caso di storie che si raccontano da sole perché sembrano
esistere lì da sempre e per sempre, accusa perché la sciatteria
formale che ne consegue non risalta, parrebbe che la mancanza di una
professionalità segni inevitabilmente la riuscita dell’opera.
Proseguendo però l’impressione si rivela errata perché la veste
estetica ha una coerenza che ben si avvicina al suo nucleo concettuale dove i due registi dimostrano in vari passaggi una
dimestichezza col mezzo che è tutto fuorché sciatta, la coppia,
sempre seguendo il mantra del reale, si affida a contemplazioni della
natura graffiate da bozzetti umani che ricordano il Bartas di Seven Invisible Men (2005) e
colpisce l’occhio con la sequenza virata in blu in cui viene
distrutta la casa, oppure, in un dettaglio inessenziale, piazzano
l’accento di una vecchia che urla dalla finestra mentre la camera
retrocede lentamente fino a renderla un puntino, tale scena non ha alcuna
economia nel film (anche se è inserita poco dopo la scomparsa del
ragazzo…), però rimane e questa è la cosa che più conta.
Quanto
appena detto, che al solito non rende mai giustizia all’originarietà
del manufatto artistico, d’altronde chi scrive sul cinema ne è
solo la sua misera appendice, un bargiglio pendulo, si incastra in un
quadro bifronte che da una parte ha dei riferimenti orientanti e
dall’altra non li ha, ergo: siamo in una campagna polacca, da
qualche parte, e fa molto caldo, i Sasnal sanno appaiare
la soffocante calura estiva con la cappa altrettanto priva di
ossigeno che asfissia il villaggio, ci sono segnali trasmessi con
dignità filmica che riguardano la monotonia della vita laggiù, la
bassezza del lavoro (recuperare rottami: cadaveri arrugginiti), la
linea piatta dei sentimenti (nel rapporto tra lui e lei è
ravvisabile una certa freddezza), la possibilità di svanire nel
nulla: è il momento chiave, non spiegato perché le motivazioni,
intuibili, ipotizzabili e/o dolcemente incomprensibili, stingono al
cospetto della reazione forse altrettanto misteriosa che scuote i
paesani (e non va scordato l’allontanamento dell’anziana donna dall’abitazione,
un fatto che la recensione di Slant Magazine [link] pone come chiave
di lettura principale). Prescindendo dalle possibili
interpretazioni, è maggiormente importante che si possano creare
presupposti multipli per altrettante comprensioni, le quali fanno di
It Looks Pretty from a Distance un oggetto con un potenziale
nascosto niente affatto trascurabile, e ad esclusione della
rivedibile sortita vendicativa dell’ex fidanzata, all’interno vi
sono particelle di cinema onorabile. Adesso approfondire la
conoscenza dei Sasnal diventa un dovere.
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