giovedì 13 settembre 2018

It Looks Pretty from a Distance

Non sottovaluterei troppo Z daleka widok jest piękny (2011) dei coniugi Wilhelm e Anna Sasnal perché è uno di quei film che una volta tornati alle nostre misere faccende quotidiane comincia a girare per conto suo negli intercapedini mentali, e lievita, e si alza e… senza esagerare eh: parliamo dell’opera di un pittore/artista polacco con una carriera di discreto successo (esposizioni un po’ in tutto il mondo) che almeno inizialmente sembra accusare non poco la ricerca di un cinema-verità dove la finzione è estrapolata dalla realtà, un tipico caso di storie che si raccontano da sole perché sembrano esistere lì da sempre e per sempre, accusa perché la sciatteria formale che ne consegue non risalta, parrebbe che la mancanza di una professionalità segni inevitabilmente la riuscita dell’opera. Proseguendo però l’impressione si rivela errata perché la veste estetica ha una coerenza che ben si avvicina al suo nucleo concettuale dove i due registi dimostrano in vari passaggi una dimestichezza col mezzo che è tutto fuorché sciatta, la coppia, sempre seguendo il mantra del reale, si affida a contemplazioni della natura graffiate da bozzetti umani che ricordano il Bartas di Seven Invisible Men (2005) e colpisce l’occhio con la sequenza virata in blu in cui viene distrutta la casa, oppure, in un dettaglio inessenziale, piazzano l’accento di una vecchia che urla dalla finestra mentre la camera retrocede lentamente fino a renderla un puntino, tale scena non ha alcuna economia nel film (anche se è inserita poco dopo la scomparsa del ragazzo…), però rimane e questa è la cosa che più conta.

Quanto appena detto, che al solito non rende mai giustizia all’originarietà del manufatto artistico, d’altronde chi scrive sul cinema ne è solo la sua misera appendice, un bargiglio pendulo, si incastra in un quadro bifronte che da una parte ha dei riferimenti orientanti e dall’altra non li ha, ergo: siamo in una campagna polacca, da qualche parte, e fa molto caldo, i Sasnal sanno appaiare la soffocante calura estiva con la cappa altrettanto priva di ossigeno che asfissia il villaggio, ci sono segnali trasmessi con dignità filmica che riguardano la monotonia della vita laggiù, la bassezza del lavoro (recuperare rottami: cadaveri arrugginiti), la linea piatta dei sentimenti (nel rapporto tra lui e lei è ravvisabile una certa freddezza), la possibilità di svanire nel nulla: è il momento chiave, non spiegato perché le motivazioni, intuibili, ipotizzabili e/o dolcemente incomprensibili, stingono al cospetto della reazione forse altrettanto misteriosa che scuote i paesani (e non va scordato l’allontanamento dell’anziana donna dall’abitazione, un fatto che la recensione di Slant Magazine [link] pone come chiave di lettura principale). Prescindendo dalle possibili interpretazioni, è maggiormente importante che si possano creare presupposti multipli per altrettante comprensioni, le quali fanno di It Looks Pretty from a Distance un oggetto con un potenziale nascosto niente affatto trascurabile, e ad esclusione della rivedibile sortita vendicativa dell’ex fidanzata, all’interno vi sono particelle di cinema onorabile. Adesso approfondire la conoscenza dei Sasnal diventa un dovere.

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