venerdì 21 settembre 2018

Angst

Cinema che arriva: da lontano, molto, probabilmente dall’Angola, terra di conquista Portoghese dove Graça Castanheira nacque ma non visse, almeno non a lungo visto che già nel 1989 si laureava alla scuola di cinema di Lisbona dove tutt’ora dovrebbe svolgere attività di docenza. E quindi il vento del tempo, dello spazio, della cultura (la stella polare è Walden ovvero Vita nei boschi di Henry David Thoreau) si incanalano dentro Angst (2010), un documentario che non sta fra i suoi ranghi, esce, si dà alla contemplazione per poi ritornare subitaneamente nell’illustrazione, oggetto strambo che la Castanheira poggia su una base certa, forse: la traccia ecoambientalista è un’eco che torna e ritorna a partire dall’indispensabilità per l’uomo moderno del petrolio, la materia prima che sostanzia pressoché ogni oggetto della quotidianità. Il pericolo di alcune proposte filmiche tendenti al green pride è quello di risultare oltranziste e soprattutto noiosamente didattiche, Angst elude suddette inclinazioni poiché elude continuamente la sua stessa natura, e nello sguardo ramingo, che viaggia attraverso il Portogallo, l’America e l’Italia, le lenti per analizzare le varie situazioni attingono da diverse discipline trovando una felice comparazione con il Progetto Seti, un luogo dove l’attività principale è definibile come “archeologia del futuro”, grondaia, al pari di Angst, che cerca di congiungere l’umano con una possibile alterità.

Perché c’è una ricerca antropologica qui dentro, probabilmente celata sotto un approccio ecologico, ma che col procedere del film emerge inevitabilmente. La regista pone l’uomo di fronte a quello sconfinato utero che è la natura: non è una gara, non è nemmeno un bignami sugli orrori che nei secoli abbiamo perpetrato, è al massimo un tentativo di restituire l’inestricabile complessità del Totale, e non c’è niente come il Cinema, nell’essenza dura e abbagliante del suono e dell’immagine, a poter almeno provare a tematizzare un argomento di così sconfinata grandezza, e la Castanheira, consapevole dell’alta impresa, non dimentica di porre comunque un eventuale Fine (tutta umana), la sua lapide è già pronta, i corpi mummificati nel convento dei Cappuccini di Palermo dormono beati mentre le sonde Voyager ad ogni secondo che passa si allontanano sempre di più dalla Terra, un giorno, quando non ci sarà più traccia dell’homo sapiens sul pianeta, quei due manufatti già ora esteticamente antiquati saranno l’ultima testimonianza di noi stessi dispersa nel buio intergalattico.

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