Cortometraggio
indisciplinato sia negli argomenti quanto nell’argomentare i
suddetti. Per ciò che concerne la prima istanza il tema
trattato dall’islandese Marteinn Thorsson è quello degli
effetti prodotti dall’alcol utilizzando un giovanottone di nome
Erik come “cavia” per esporre i suoi intenti; nulla di strano se
non fosse che il regista scompagina la linea narrativa sovrapponendo
la realtà al sogno e viceversa; l’operazione, che è
difficile non credere che funga da diversivo per distogliere
l’attenzione da un plot risicatissimo che in buona sostanza non
dice nulla di interessante, viene accompagnata da una tecnica che
copre le evidenti falle della non-storia calamitando su di sé
le attenzioni ottiche. Thorsson filma in digitale a qualche
passo di distanza dalla convenzionalità (notare il dialogo tra Erik e
fidanzata dove un “normale” campo-controcampo è
contaminato da accorgimenti stranianti), appiccicandosi agli attori
per penetrare nei loro pensieri e adoperandosi in fase di editing con
particolari sfocature che ben rendono lo stato confusionale in cui
brancola il protagonista. Ma in generale la
pochezza troneggia al punto che definire Permille (2010) un
film tranquillamente evitabile è l’idea che ogni persona
dotata di un minimo di senso critico esprimerebbe a fine visione,
parimenti è giusto riportare una voglia di ricerca estetica da
parte di Thorsson non disprezzabile che insieme alla presenza di un
finale spalancato (e, non lo nego, anche un filino inquietante)
costituiscono due punti sotto la voce +.
Da sciogliere la
questione dei numeri che scandiscono il girato, si tratta del tasso
alcolemico di Erik?
Nel cast anche Elma Lísa
Gunnarsdóttir vista in un ruolo minore in Volcano
(2011).
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