In O zi buna de plaja
(2008) c’è un forte senso di desolazione che viene
decretato dalle prime tre, ma facciamo anche quattro, immagini
montate sequenzialmente: una spiaggia deserta, una stazione di
servizio dove l’unica auto a muoversi è quella della polizia
proprio di fronte al camioncino giallo, un incrocio altrettanto
disabitato (e il dettaglio di due gambe in calze a rete da cui cola
un liquido dall’intuibile provenienza). In questo contesto di
assoluto abbandono illustrato con poche e semplice istantanee non
sorprende nemmeno tanto la totale anarchia di tre ragazzetti imberbi
che scorazzano selvaggiamente per le strade spopolate e trasformano
una gita al mare in un sadico parco giochi.
Il regista rumeno Bogdan
Mustata, autore che nel 2013 si proporrà nel lungo con Lupu,
fornisce senza ricorrere ad uno spiegazionismo svilente un quadro di
adolescenza deviata che non vuole essere parabola né bigino di
morale educativa; la sottigliezza del cortometraggio sta proprio qui:
nell’indipendenza dai perché, dalle ragioni sociali
(comprensibili [ricordiamo che siamo in Romania], ma per fortuna non
teatralmente esplicitate), dalla stigmatizzazione dei comportamenti,
al contrario si fa mezzo in un mondo che va preso per come è
dove dei poco più che bambini sono delle divinità
maligne che giocano con la vita (quindi la morte, e a quanto
pare anche con l’amore: “vi dichiaro marito e moglie”) di
adulti che nulla possono. Se tutto ciò possa rappresentare un
fatto traslabile al di fuori del cinema è un dubbio che rimane
insoluto, sta allo spettatore immaginare la scomoda risposta.
Orso d’Oro di categoria
a Berlino 2008.
Dio esiste, ma ogni tanto dorme: i suoi incubi sono la nostra esistenza.
RispondiElimina(Ernesto Sabato - Sopra eroi e tombe)