Il regista estone Veiko Õunpuu classe ’72 esordisce nel lungometraggio con questo film proposto all’interno della sempre stuzzicante sezione Orizzonti a Venezia 2007.
Per quanto possa sembrare strano, soprattutto alla luce del successivo The Temptation of St. Tony (2009), scheggia impazzita nel cinema d’essai contemporaneo, Sügisball (2007) è un film che ci parla d’amore, ovviamente a modo suo e ovviamente in maniera diversa da come farebbe una pellicola romantica (qui un regista di rom-com viene picchiato a sangue!), costruendo traiettorie intrinseche fra più personaggi intrappolati dai loro tormenti sentimentali e, allargando la visuale, dal cemento di una grande e triste città est-europea.
La struttura è quella di un film corale, e i punti di riferimento che possono venir citati sono molti: da Altman per gli intrecci relazionali a Iñárritu per l’interdipendenza, anche se qui non troppo accentuata, tra le varie misere storie raccontate. Ma il taglio visivo di Autumn Ball ci conduce lontano da questi autori mainstream per appaiarsi alle rasoiate austriache di Seidl e Spielmann, con Antares (2004) che diventa quasi un’opera gemella. La fauna abitante questo sbiadito quartiere ha gli stessi problemi dei “colleghi” a Vienna e dintorni: c’è uno scrittore disperato perché la sua ragazza lo vuole lasciare, una mamma che subisce le avances di un tecnico della tv e che piange davanti ad essa guardando Uccelli di rovo, un vecchietto che spia (e non solo) i bimbi giocare al parco giochi, un usciere latin lover che annota sull’agenda tutte le sue conquiste ma non sembra essere felice, e poi tante altre vicende di ordinaria amarezza che evidenziano per l’ennesima volta il vicolo cieco in cui sono sprofondate le persone di quest’area geografica.
L’oro che non luccica, però, è costituito dal fatto che se come il sottoscritto avete visto abbastanza film appartenenti al genere sopraccitato, allora il lavoro di Õunpuu, sicuramente apprezzabile sotto più angolazioni, pecca in una derivazione dei temi trattati e in qualche frangente anche nei modi; in soldoni non aggiunge praticamente nulla a ciò che è stato già detto a riguardo da registi filosovietici e non. Va anche detto che il registro drammatico è contaminato dalle continue incursioni nel grottesco che rendono la pellicola se non unica sicuramente atipica ed eccentrica.
Per essere sintetici: chi è a digiuno di coralità in ambito cinematografico lo troverà molto ma molto interessante, chi di film corali ne ha visti a quintali ma mai ambientati nel vecchio continente sarà una sorpresa, per chi infine è dedito alla religione seidliana da anni sarà soltanto un ripassino, che comunque male non fa.
Per quanto possa sembrare strano, soprattutto alla luce del successivo The Temptation of St. Tony (2009), scheggia impazzita nel cinema d’essai contemporaneo, Sügisball (2007) è un film che ci parla d’amore, ovviamente a modo suo e ovviamente in maniera diversa da come farebbe una pellicola romantica (qui un regista di rom-com viene picchiato a sangue!), costruendo traiettorie intrinseche fra più personaggi intrappolati dai loro tormenti sentimentali e, allargando la visuale, dal cemento di una grande e triste città est-europea.
La struttura è quella di un film corale, e i punti di riferimento che possono venir citati sono molti: da Altman per gli intrecci relazionali a Iñárritu per l’interdipendenza, anche se qui non troppo accentuata, tra le varie misere storie raccontate. Ma il taglio visivo di Autumn Ball ci conduce lontano da questi autori mainstream per appaiarsi alle rasoiate austriache di Seidl e Spielmann, con Antares (2004) che diventa quasi un’opera gemella. La fauna abitante questo sbiadito quartiere ha gli stessi problemi dei “colleghi” a Vienna e dintorni: c’è uno scrittore disperato perché la sua ragazza lo vuole lasciare, una mamma che subisce le avances di un tecnico della tv e che piange davanti ad essa guardando Uccelli di rovo, un vecchietto che spia (e non solo) i bimbi giocare al parco giochi, un usciere latin lover che annota sull’agenda tutte le sue conquiste ma non sembra essere felice, e poi tante altre vicende di ordinaria amarezza che evidenziano per l’ennesima volta il vicolo cieco in cui sono sprofondate le persone di quest’area geografica.
L’oro che non luccica, però, è costituito dal fatto che se come il sottoscritto avete visto abbastanza film appartenenti al genere sopraccitato, allora il lavoro di Õunpuu, sicuramente apprezzabile sotto più angolazioni, pecca in una derivazione dei temi trattati e in qualche frangente anche nei modi; in soldoni non aggiunge praticamente nulla a ciò che è stato già detto a riguardo da registi filosovietici e non. Va anche detto che il registro drammatico è contaminato dalle continue incursioni nel grottesco che rendono la pellicola se non unica sicuramente atipica ed eccentrica.
Per essere sintetici: chi è a digiuno di coralità in ambito cinematografico lo troverà molto ma molto interessante, chi di film corali ne ha visti a quintali ma mai ambientati nel vecchio continente sarà una sorpresa, per chi infine è dedito alla religione seidliana da anni sarà soltanto un ripassino, che comunque male non fa.
A proposito di film corali, mi permetto di segnalare quello che a mio parere è una vera perla del genere: http://www.imdb.com/title/tt1503116/
RispondiEliminaNe parlerò qui. Magari, se potete, dateci un'occhiata.
grazie per il consiglio. Ieri ho visto su Sügisball, non mi è piaciuto per niente; avevo amato molto St. Tony, qui ho trovato molto manierismo e personaggi zeppi di stereotipi...poi io detesto questo genere di melodramma fine a nulla. allora meglio il suo mediometraggio Empty. delusione!
RispondiEliminaE.
In linea di massima concordo con te E. Nella classifica dei tre film del regista questo sta all'ultimo posto. Pur avendo dei guizzi tira un'aria molto derivativa (come ho scritto nel commento sembra un'opera gemella di ANtares!), anche se la professionalità globale non si può discutere.
RispondiEliminaSe puoi dai uno sguardo a Nothing's All Bad, non racconta cose troppo diverse ma lo fa in altro modo, con acidissima ironia.
Ah, non c'entra niente, ma ieri leggevo un articolo sul cinema italiano invisibile.. il recensore consigliava tre titoli: La bocca del lupo, Le quattro volte e un certo "Pietro" di Gaglianone (2010). se per caso hai notizia su come rintacciare quest'ultimo, comunicalo! sugli altri due non ho nulla da aggiungere :)
RispondiEliminaAccidenti non lo conosco, ma temo che dove sappiamo noi non ci sia ancora!
RispondiEliminaUn altro film italiano che vorrei vedere è il recentissimo Sette opere di misericordia, se ne dicono cose belle... speriamo!
ah si, ho visto il trailer e onestamente non mi ha ispirato granchè. se non per l'attore principale (che abbiamo visto nel film -molto bello- di Gipi). vedremo!
RispondiEliminail film di gaglianone l'ho cercato un po' ovunque, non ve n'è traccia!
Bellissimo, dopo guardo , il suo primo...
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