giovedì 2 febbraio 2023

Muito Romântico

Muito Romântico (2016) è il viaggio emozionale in forma labirintica di una coppia brasiliana (Gustavo Jahn e Melissa Dullius, registi e artisti a tutto tondo conosciuti con l’aka DISTRUKTUR e residenti in Germania da anni) che si stabilisce a Berlino, un dedalo di approcci, di suoni, di colori, di immagini che eruttano dall’archivio personale dei due. La traversata atlantica sulla nave merci esposta con una tessitura da VHS ritrovata in un baule impolverato è stato per davvero il tragitto compiuto da Dullius e Jahn per arrivare in Europa, al pari del loro appartamento tedesco che fa da scenario principale al film, si ha dunque una cifra che più intima non si può, però, al contempo, sussiste un’apertura all’incanto che rende l’opera seducente e capace di andare oltre il racconto relazionale. Molto oltre: i rammendi del duo assemblano un patchwork folgorante e servendosi di una spinta sperimentale che centrifuga letteralmente il girato scorrazzano dove preferiscono, in territori personali da video-diario (ma sotto effetto di qualche acido), nei quali altre discipline artistiche (ruotanti sempre attorno all’estro di Gustavo e Melissa), tipo la pittura, la fotografia, il canto o il cinema, si immettono nel flusso generale arricchendolo, è una vera e propria tempesta estetica che rende vivace anche la banale ricerca di un appartamento in affitto o un rapporto sessuale che si sente senza vedersi, nel mezzo, da qualche parte, trova posto anche la città di Berlino, la decadenza dei palazzoni abbandonati di stampo sovietico, la droga, i cantieri, il fervore intellettuale di cui Jahn & Dullius sono parte.

Un passaggio di Muito Romântico si carica di significati, è quando viene detto che anche gli oggetti posseggono dei ricordi, i ricordi dell’esperienza. In quest’ottica viene così meravigliosamente naturale considerare la pellicola stessa come della materia che essuda memorie, ma attenzione, è qua che si verifica un piacevole travalicare perché ad un certo punto la linea temporale si rompe e con l’avvento di una crisi sentimentale il tessuto del reale, già parecchio liso, si lacera, e dallo strappo fuoriesce la possibilità di un cinema che si fa consesso di ipotesi, proiezioni, sogni, destini. L’evento culmine, una scena che è una vetta senza se e senza ma, è il buco nero disegnato sul muro da una donna che potrebbe essere una nuova, eventuale, partner di Gustavo, un disco oscuro che stride con il sole arroventato sull’Atlantico e che risucchia l’uomo in un ubriacante vortice di istantanee, una turbinosa mitragliata che è qualcosa di molto, molto vicino alla vita che ti passa davanti come se fosse un film. Ci si ridesta in uno stato di malia, i registi dissigillano la loro creatura che diventa il crocevia dell’universo, in una stanza con corpi in altri corpi, e di amori che hanno preso strade diverse, complicate (Melissa che riemerge dal buco col vestito strappato), o che forse non hanno preso nessuna strada ma sono sempre stati lì, in quel letto di nostalgie.

Mi domando perché proposte di tal fatta risultino talmente vive finanche innovative (quando magari non lo sono nemmeno) da ergersi sulle produzioni “normali”, e la risposta credo sia già nel quesito, nello scarto enorme che c’è tra un cinema vivo e un cinema morto zavorrato da grammatiche appiattenti. Che poi una proposta come Muito Romântico ti sa anche soffiare educatamente del fumo negli occhi perché gli autori si concedono delle sortite artistoidi che spingono a dire tra te e te dei gran bei boh, però, oh, avercene di deviazioni dall’ordinarietà che hanno l’energia messa in campo dalla coppia carioca, lasciarsi sfuggire uno studio formale del genere vuol dire perdere l’occasione di vedere, finalmente, un esondare gentile, intelligente, raffinato, una testimonianza autoriale sulla malleabilità della settima arte nonché l’esaltazione della sua essenza liquida, un’estirpazione delle coordinate fisiche e razionali che rivela un panorama sconfinato in continuo movimento.

Nessun commento:

Posta un commento