Si tratta di un
cortometraggio d’esordio girato da un all’epoca diciannovenne di
nome Neritan Zinxhiria – albanese nato a Tirana sebbene Tin
kaliteri nifi (2008) sia ambientato in Grecia – costituito da
un impianto drammatico steso su una narrazione che come spesso accade
nei lavori brevi mischia le carte in tavola per provare poi a
sorprendere lo spettatore con il finale. Vabbè, aspettarsi qualcosa
di più da un oggetto che sarà stato visionato, se va bene, da
qualche migliaio di persone, sarebbe indubbiamente un atto di
fede cinematografica troppo lungimirante, all’interno del film non
ci sono proprio i presupposti per dare vita ad un prodotto che sia
almeno in grado di sfiorare, e non oso dire toccare, l’interesse
spettatoriale, sì Zinxhiria cuce un piccolo intreccio dal quale
spicca la posizione del protagonista diviso tra due donne, ed il
cuore dell’opera è sito esattamente nell’indeterminabilità
delle suddette, chi è ricoverato in ospedale? Chi ha avuto
l’incidente?, ma è pochino e con tutta la buona volontà
consigliare o solo che ricordarsi di Tin kaliteri nifi in un
lasso di tempo quantificabile, diciamo, oltre cinque minuti, è
davvero difficile, anche perché se la storia in sé evapora subito
non è che sul fronte estetico si possa parlare di memorabilità (ok,
c’è da ammettere che l’unica versione rinvenibile è in pessimo
stato), un po’ di camera a mano, qualche lontana eco del
contemporaneo cinema del reale (quello rumeno per esempio) ed un
tentativo di far confluire ogni significato nella rivelazione
conclusiva.
Ci sono delle attenuanti,
per carità, Zinxhiria ha debuttato da giovanissimo e provenendo da
uno dei paesi più poveri dell’intero Mediterraneo sono
immaginabili le difficoltà incontrate sul suo percorso, pertanto si
registrano degli alibi e la sentenza è rimandata a data da
destinarsi, probabilmente quando saranno disponibili le fatiche
successive che a giudicare da quanto si può scorgere in Rete
rivelano già un’ammirabile maturazione.
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