venerdì 19 aprile 2019

Dive: Approach and Exit

Se si è in cerca di cortometraggi sommersi e se soprattutto i suddetti battono bandiera lusitana, uno dei nomi che più ritorna è proprio quello di Sandro Aguilar, produttore classe ’74 (è uno dei finanziatori di Miguel Gomes fin dai tempi di A Cara que Mereces, 2004) ma anche regista con un curriculum zeppo di short movie (ad oggi IMDb ne conta ben sedici più due lungometraggi: A Zona [2008] e Mariphasa [2017]). Visto che Dive: Approach and Exit (2013) è finora l’unico titolo che il sottoscritto ha potuto saggiare di Aguilar, l’eventuale giudizio naviga a vista nel mare delle possibilità immediate, ed una tale similitudine marinara si coniuga con efficacia all’opera in esame data la certezza di non essere oggetto evidente né letterale, c’è, appunto, un’anonima zona portuale nel cuore della notte, come se qualcuno avesse dato una mano di ambra e ruggine a L’uomo di Londra (2007), e ci sono container, cavi, fari, gru, ganci, tute catarifrangenti, gabbiani che volano alti nel buio della notte, ed ognuno di tali ingredienti entra nel cinema di Aguilar attraverso una messa in sequenza molto rapida che – credo – abbia come fine ultimo quello di creare uno stato di concitazione interna, un momento in cui tra lo sciabordare del mare e i sibili del vento si osserva un’azione filmica di cui non si sa assolutamente nulla ma che comunque sia catalizza l’attenzione.

Ed il non sapere che cosa stia accadendo (leggi: che cosa quel palombaro stia cercando sotto le stagnanti acque del porto) è tutta la vita una qualità piuttosto che una mancanza, Dive: Approach and Exit non avrà in sé la forza di rivoluzionare l’esperienza-cinema ma si segnala per una caratteristica nient’affatto disdegnabile che è la capacità di una narrazione “sensibile”, un caso minore ma pur sempre un caso di film-che-si-sente più che, banalmente, di un film che si vede. Ad ogni modo Aguilar non si limita alla seppur appagante stimolazione celebrale, poco dopo l’immersione dell’uomo, ad un’immagine fissa della mdp puntata sulla superficie del mare si accosta quella di un bambino che sembra non riuscire a prendere sonno, proprio qui, in un’associazione che all’apparenza non ha spessore, si colloca l’apertura di un cinema che ha potenza nell’incertezza che trasmette, ci sono infinite possibilità su chi possa essere quel bimbo così come potrebbe non essercene nessuna, nello spazio che sia crea tra i due estremi pulsa la proiezione di Dive: Approach and Exit, non dateci nessuna sicurezza e saremo felici.

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