Peter Gantzler è un vecchio lupo che calca le scene danesi da molti anni. Anche se il nome non vi dirà niente lo si può ricordare come il collega barbuto ne Il grande capo (2006) o per la sua presenza nell’antecedente Italiano per principianti (2000). Mai prima del 2011 si era cimentato nel ruolo di regista, per farlo recluta quello che probabilmente è il nuovo ragazzo prodigio della cinematografia scandinava, Sebastian Jessen, conosciuto da ‘ste parti grazie a l’ottima commedia nera Nothing's All Bad (2010) nella quale, guarda caso, recitava Gantzler stesso.
La traduzione della parola “dreng” è immediata: significa “ragazzo”, Christian ha infatti appena finito la scuola e si è trovato un lavoretto per i progetti futuri: una moto e magari una casa. Primo segnale: vuole andare via, vuole indipendenza, la mancanza del padre ha fatto sì che la madre fosse il suo unico punto di riferimento, e viceversa l’assenza di una figura maschile nel focolare ha fatto sì che Christian divenisse il tesoro da accudire, coccolare, celare.
Ogni sera, sotto le coperte, Christian si masturba; secondo segnale: manca una donna, pardon, una “pige”, in modo che lo possa far diventare un “mand” con tutti i crismi.
Il preambolo è dunque questo, e subito si presentano dei fattori che se per bontà non definiamo negativi, è faticoso guardarli con buon occhio, sul serio, l’ordinarietà delle premesse lascia un retrogusto amaro: non c’è nient’altro? Solo uno dei già visti e già sentiti ritratti famigliari che in poche battute vorrebbero farsi causa e contenitori di problematiche adolescenziali? Pare di sì, e la baracca resta in piedi giusto per l’aria frizzantina che tira, banale curiosità nel vedere quali sviluppi potranno esserci spingendo il pivello fra i prosperosi seni di Sanne.
Aspettative che pian piano scemano visto che l’entrata in scena della donna matura instrada Dreng in una prospettiva che abbraccia troppo facilmente la prevedibilità, e così il tragitto sentimentale segue uno schema rinvenibile in millemila altri film: l’incontro, la frequentazione, l’amore con la a microscopica, l’evento separatore, la distanza, la risoluzione positiva o negativa del rapporto.
In pratica è ciò che più o meno fedelmente viene rappresentato senza particolari stravolgimenti sebbene vi sia una grossa differenza d’età tra i due. Ecco, questo che sarebbe il nocciolo della questione rientra a sua volta all’interno di quel margine predittivo che quasi obbligherà a dire “mi sa proprio che questa coppia è destinata a scoppiare.”
Un’obiezione pertinente potrebbe essere quella che la relazione in primo piano sia in realtà lo sfondo di un procedimento personale riguardante Christian e la sua perdita dell’innocenza, le intenzioni di Gantzler erano sicuramente queste vista la sottolineatura del titolo, ma qui l’entrata nell’universo adulto è un tappeto soapoperistico che si srotola su un percorso di allarmante ovvietà.
Contenuto superficiale e forma non pervenuta, Dreng si profila come cinema di cui si può tranquillamente fare a meno.
in pratica, un film su una MILF... :D
RispondiEliminaeppure film come questi mi piacciono( naturalmente senza scivolare nel MILFaggio). Uno dei miei cultissimi personali che mi porto fin dall'adolescenza è L'amante tascabile, film francese del 1977 di cui conservo gelosamente una vhs registrata da TMC nel 1992, in cui Mimsy Farmer , prostituta di alto lignaggio si invaghisce di liceale quindicenne nerd. Il tutto visto dalla prospettiva del giovanotto naturalmente...
RispondiEliminascivolata o no, sicuramente l'interesse era più milfico che filmico. Anche se la tipa in questione non è che sia il prototipo dei nostri sogni: http://www.kulturplakaten.dk/wp-content/uploads/2009/08/marie-louise-wille.jpg
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