lunedì 20 dicembre 2010

Nu

Cinema dei gesti.
delle labbra, delle dita sulle labbra, dei baci sulle labbra.

Cinema del silenzio.
della parola morta, dell’espressione viva.

Cinema del Dolore.
degli schiaffi, dei visi graffiati, dei visi accarezzati.

Cinema dell’amore.
degli amplessi inconcludenti, delle panchine, degli anelli gettati.

Cinema del tempo.
del qui e ora, del prima, del dopo.

Cinema della paura.
di un corridoio, di un’ombra, di un fantasma.

Cinema delle lacrime.
di una donna, di un vecchio uomo, di una neonata.

Cinema del rigore.
di una giacca e una cravatta, di un bianco e nero, del bianco e del nero.

Cinema dell’acqua.
di un lago, di un vaso, di una vasca (Daisy Diamond, ora capisco).

Cinema della morte.
dell’attesa, del soffocare, delle mani sulla bocca.

CINEMA in 27 minuti.
Io adoro (ADORO) il cinema di Simon Staho.

11 commenti:

  1. e io adoro te quando fai post così! In download.

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  2. bellissimo post.

    bellissimo il film, tra i prossimi che commenterò anche io. Mikkelsen è un fenomeno d'attore, Staho sale sempre di più nella top ten dei miei registi preferiti.

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  3. L'unico film toppato da Staho è il primo, Vildspor, ma lì sembra davvero un altro regista, dozzinale, spento, troppo ancorato al racconto che è un raccontino. Il resto che ho visto è una meraviglia.

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  4. Vildspor non l'ho ancora visto. per gli altri che ho visto (ma mi manca ancora Warriors of Love), mi accodo: meraviglia assoluta.

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  5. l'ho visto qualche giorno fa e lo metto insieme a "Las" di Dumala, hanno diverse cose in comune, ma Dumala mi è piaciuto (per quanto vale il verbo piacere, in certi casi) di più.
    entrambi i film mi sembrano molto personali, ma Dumala riesce ad essere più universale.
    smetto di fare paragoni,
    Nu è un film doloroso, e inquietante.

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  6. Sono due approcci differrenti alla medesima materia, quella del dramma. Dumala con le sue reminescenze sokuroviane e quindi apertamente tarkovskyane è per forza di cose intimista.
    Staho invece squaderna la drammaticitià sul piano artistico, infatti se penso al b/n delle due pellicole mi sembrano lontane universi: in Las l'assenza di colore è quasi una dimensione della dura realtà fra il padre e il figlio, in Nu ha un che di geometrico, di studiato e pensato (la contrapposizione tra nero e bianco è fortissima!).
    Belli entrambi, anzi bellissimi per me. Forse è piaciuto di più anche a me The Forest, ma solo perché è più lungo.

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  7. davvero elegantissimo e pungente. 27 minuti di una fotografia abbagliante. vorrei vivere in un bianco e nero così per sempre. e poi leggere questa recensione poetica. staho e la sua mistica della famiglia. tanti i rimandi a daisy diamond l'acqua,la vasca, le urla del neonato (chissà cosa ti ha dato l'idea del sesso femminile? sarei curiosa..)
    ps: esistono delucidazioni per l'unica frase pronunciata dal vecchio alla fine? niente sub?
    grande scoperta, staho vieni a me! mercì.

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  8. mi sa che qui c'è un equivoco... anatomico:), io mi riferivo alle labbra che stanno sotto al naso... se invece la tua curiosità nasce da una mia altra espressione allora non ho colto e sono stato io ad aver equivocato, e pure maliziosamente :D.
    p.s.: mi sa di no, o impariamo lo svedese (o danese, o quel che è) o rimarremo col dubbio.

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  9. :) sorrido. nessun equivoco di quel tipo, io chiedevo: li dove tu scrivi "Cinema delle lacrime.
    di una donna, di un vecchio uomo, di una neonata." cosa ti avesse fatto propendere per il femminile della neonata. anch'io l'ho percepita come tale ma non ci sono indizi seminati da staho a riguardo. era solo curiosità di un dettaglio, caro eraser, un fottuto dettaglio;))

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  10. perdonami, non avevo capito e in più ho fatto una figura barbina :).
    Ad ogni modo non so perché ho scritto neonata, dovrei rivederlo, forse mi ha influenzato Daisy Diamond...

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