Hanno ucciso una ragazzina, qui. Duecento metri più in là di casa mia. Neanche il tempo che la piccola Chiara, si chiamava così, esalasse l’ultimo respiro che ho visto arrivare da ogni dove macchine, camionette, furgoni, motorini, e quant’altro. Io che ero venuto in riviera in cerca di un po’ di tranquillità per me e per mia moglie che dicevano un gran bene dell’aria del mare contro il suo male, adesso mi ritrovo un trambusto del diavolo neanche fossimo in pieno centro.
Questa mattina ho fatto un giretto nei dintorni e sono passato davanti alla casa dell’omicidio. Hanno montato grossi tendoni dove assennati giornalisti rimangono in contatto costante con le loro tv, circondati da transenne innalzate per tenere lontano i curiosi arrivati anche dai paesi vicini. Ho proseguito oltre, per arrivare al mare. D’inverno è strano, se il cielo è limpido ti fa pensare a cose belle, se invece è una pesante lastra di marmo grigio pensi alla morte che il vento ti sbatte in faccia. O magari è la mia vecchiaia che mi ci fa pensare, sicuramente la piccola Chiara vedendo le onde inclementi avrebbe riso.
Stasera al tg l’inviata stava effettuando un collegamento proprio dal marciapiede di fronte alle mie finestre. Non so, mi è presa la smania di aprirle e così ho fatto; poi mi sono voltato verso la tele e si vedeva alle spalle della giornalista la mia testa pelata che sbucava da dietro i gerani. Ci son stato per un po’, dopo 5 minuti ho fatto dietrofront perché noi vecchi siamo come i bambini, ci stufiamo subito. Comunque pare che ci sia un sospettato: è lo zio che avrebbe ucciso la nipote per ordine del nonno paralitico che a sua volta dice di essere stato illuminato dallo Spirito Santo in sogno.
Verso mezzanotte ho spento la luce, nel silenzio del buio ho allungato la mano sinistra nell’altra parte del letto come faccio d’abitudine, e ogni volta è sempre più fredda.
Nel pomeriggio ho preso la macchina per andare al cimitero. Non è che mi piace molto andarci, cioè trovo che ci siano altri modi per ricordare una persona cara, ma tant’è non vorrei dare una brutta impressione ché la tomba vicina a quella di mia moglie è sempre perfettamente lucidata, priva d’erbaccia e adornata di splendidi fiori freschi, e allora mi armo di pazienza per lucidare il marmo, togliere le erbacce e portare fiori nuovi. Il risultato lascia a desiderare però.
Il tempo di dire una preghiera e sono andato via, mentre uscivo ho sentito una donna che piangendo si rivolgeva al muro di tombe di fronte a lei, e tra le lacrime singhiozzava che la venisse prendere.
Sì, sarebbe bello se lei mi venisse a prendere.
Le indagini stanno proseguendo febbrilmente. È spuntata una super testimone che ha visto il figlio del fruttivendolo uscire dalla casa incriminata pochi minuti prima dell’omicidio, una banana e due mele trovate nel cassetto del comodino di Chiara lo inchioderebbero quasi definitivamente. Dopo cena non avevo granché voglia di stare a sentire tutte quelle chiacchiere inutili, perciò ho alzato la cornetta per chiamare mio figlio. Non era in casa, avrei potuto provare sul cellulare ma odio quegli aggeggi infernali con tutto il cuore, allora gli ho lasciato un messaggio in segreteria chiedendogli come stava, se aveva sentito di quello che era successo in paese e se al lavoro era tutto apposto, ah, e poi di dare un bacio sulla fronte al piccolo da parte mia.
Una fastidiosa febbriciattola mi ha costretto a casa per un po’. Investito dalla noia mi sono piazzato davanti alla tv e ho assistito ad un talk show sull’assassinio di Chiara in cui c’era un ex politico che insultava chiunque gli rivolgesse parola, un grosso travestito che insultava l’ex politico, un sedicente psicologo che veniva insultato dal pubblico presente e una mamma a cui venne uccisa la figlia anni fa che piangeva a dirotto non so per quale motivo. Su un altro canale stava andando in onda un collage di immagini degli ultimi giorni con una musica straziante in sottofondo, ad un certo punto è apparso quel collegamento in cui mi si vedeva sullo sfondo dietro i gerani. Un po’ ho sorriso, non è da tutti finire in tv da vecchi.
Verso le 5 del mattino quella che sembrava l’Apocalisse mi ha buttato giù da letto. In strada macchine della polizia andavano a rilento perché intralciate da una grande folla che spedita si dirigeva verso la casa di Chiara inneggiando la forca e la sedia elettrica. Ho messo sul pigiama il giaccone e sono uscito anche io, in un attimo mi ha investito un fiume di persone che con gli occhi iniettati di sangue marciavano in un unico senso. Mentre a fatica tenevo il passo origliavo le loro parole che erano cariche di odio e rancore. Evidentemente, si era scoperto chi fosse l’assassino.
Fuori dalla casa c’era talmente tanta gente che quasi non si vedeva il cancello d’entrata, ma io forse perché sono diventato piccolo piccolo o forse perché il Signore aveva voluto così, ho finito per ritrovarmi in primissima fila, con il mio fragile sterno premuto contro la barriera di ferro. Sembrava di essere in guerra; due elicotteri sorvolavano continuamente la zona, una ventina di carabinieri formavano una corda umana di fronte alla ressa, 5 o 6 volanti avevano i motori accesi pronte per partire a sirene spiegate verso il commissariato. Iniziava a piovigginare ed io mi sentivo ancora la febbre. Rimuginavo sul fatto che alla mia età e con quel tempo non sarei dovuto uscire, quando una voce indistinta urlò fino a spaccarsi la gola che finalmente la bestia era uscita.
Due uomini camminavano fianco a fianco l’assassino. Una signora vicino a me nella foga disse che lei lo aveva sempre sospettato, che fin dal momento in cui aveva visto quel bastardino aveva pensato che ad uccidere Chiara fosse stato lui. Un altro, accecato dalla rabbia, riuscì appena in tempo a farmi capire che dalle analisi sul corpo della vittima erano stati trovati evidenti residui di bava del cane, perché poi nell’agitazione cadde oltre le transenne e lo vidi che venne trascinato via dai carabinieri. Un altro ancora che sembrava un po’ più lucido dissertava sul fatto di come oramai non c’era più da fidarsi nemmeno degli animali, bisognava stare in guardia da tutto e da tutti.
Iniziava a piovere forte.
Io guardavo quel cane nel bel mezzo di un biblico tornado di urla e schiamazzi. In effetti le orecchie a punta e il pelo corto e lucido lasciavano intendere che fra i suoi antenati ci fosse qualche dobermann o giù di lì. Ad un certo punto si mise addirittura a scodinzolare, fu davvero l’Apocalisse. Poi venne portato via dalle volanti a tutta birra.
Dopo ho immediatamente preso la strada verso casa perché mi sentivo le ossa gelare. Sono sprofondato sotto chili di coperte con l’obiettivo di dormire fino alla fine dei giorni. Ma ad un’ora che non saprei dire hanno suonato alla porta, una volta, due tre quattro. Contro la mia volontà ho sceso le scale per andare ad aprire, ma le mie intenzioni di mandare a quel paese chi mi aveva svegliato furono spazzate via da una bambina che a stento arrivava alla mia vita. Assomigliava alla piccola Chiara, o magari ero io che ci vedevo una certa somiglianza, sta di fatto che senza dire nulla mi ha preso per mano e fatto nuovamente sdraiare a letto. Allora, come solitamente facevo, ho passato il palmo sinistro nell’altra metà del materasso e ho sentito un’indescrivibile sensazione di calore. Così ho capito che lei era finalmente venuta a prendermi. L’ultima cosa che ho sentito è stata la segreteria telefonica al piano di sotto:
Ciao pa’, scusa se non ti ho più richiamato ma ho avuto casini col lavoro. Qui stiamo tutti bene, non ti preoccupare. Tra l’altro avevamo intenzione di venire a trovarti questo week-end così il piccolo prende un po’ d’aria buona, e poi vogliamo fare una foto tutti insieme fuori dalla casa del mostro. Appena puoi richiamami!
Questa mattina ho fatto un giretto nei dintorni e sono passato davanti alla casa dell’omicidio. Hanno montato grossi tendoni dove assennati giornalisti rimangono in contatto costante con le loro tv, circondati da transenne innalzate per tenere lontano i curiosi arrivati anche dai paesi vicini. Ho proseguito oltre, per arrivare al mare. D’inverno è strano, se il cielo è limpido ti fa pensare a cose belle, se invece è una pesante lastra di marmo grigio pensi alla morte che il vento ti sbatte in faccia. O magari è la mia vecchiaia che mi ci fa pensare, sicuramente la piccola Chiara vedendo le onde inclementi avrebbe riso.
Stasera al tg l’inviata stava effettuando un collegamento proprio dal marciapiede di fronte alle mie finestre. Non so, mi è presa la smania di aprirle e così ho fatto; poi mi sono voltato verso la tele e si vedeva alle spalle della giornalista la mia testa pelata che sbucava da dietro i gerani. Ci son stato per un po’, dopo 5 minuti ho fatto dietrofront perché noi vecchi siamo come i bambini, ci stufiamo subito. Comunque pare che ci sia un sospettato: è lo zio che avrebbe ucciso la nipote per ordine del nonno paralitico che a sua volta dice di essere stato illuminato dallo Spirito Santo in sogno.
Verso mezzanotte ho spento la luce, nel silenzio del buio ho allungato la mano sinistra nell’altra parte del letto come faccio d’abitudine, e ogni volta è sempre più fredda.
Nel pomeriggio ho preso la macchina per andare al cimitero. Non è che mi piace molto andarci, cioè trovo che ci siano altri modi per ricordare una persona cara, ma tant’è non vorrei dare una brutta impressione ché la tomba vicina a quella di mia moglie è sempre perfettamente lucidata, priva d’erbaccia e adornata di splendidi fiori freschi, e allora mi armo di pazienza per lucidare il marmo, togliere le erbacce e portare fiori nuovi. Il risultato lascia a desiderare però.
Il tempo di dire una preghiera e sono andato via, mentre uscivo ho sentito una donna che piangendo si rivolgeva al muro di tombe di fronte a lei, e tra le lacrime singhiozzava che la venisse prendere.
Sì, sarebbe bello se lei mi venisse a prendere.
Le indagini stanno proseguendo febbrilmente. È spuntata una super testimone che ha visto il figlio del fruttivendolo uscire dalla casa incriminata pochi minuti prima dell’omicidio, una banana e due mele trovate nel cassetto del comodino di Chiara lo inchioderebbero quasi definitivamente. Dopo cena non avevo granché voglia di stare a sentire tutte quelle chiacchiere inutili, perciò ho alzato la cornetta per chiamare mio figlio. Non era in casa, avrei potuto provare sul cellulare ma odio quegli aggeggi infernali con tutto il cuore, allora gli ho lasciato un messaggio in segreteria chiedendogli come stava, se aveva sentito di quello che era successo in paese e se al lavoro era tutto apposto, ah, e poi di dare un bacio sulla fronte al piccolo da parte mia.
Una fastidiosa febbriciattola mi ha costretto a casa per un po’. Investito dalla noia mi sono piazzato davanti alla tv e ho assistito ad un talk show sull’assassinio di Chiara in cui c’era un ex politico che insultava chiunque gli rivolgesse parola, un grosso travestito che insultava l’ex politico, un sedicente psicologo che veniva insultato dal pubblico presente e una mamma a cui venne uccisa la figlia anni fa che piangeva a dirotto non so per quale motivo. Su un altro canale stava andando in onda un collage di immagini degli ultimi giorni con una musica straziante in sottofondo, ad un certo punto è apparso quel collegamento in cui mi si vedeva sullo sfondo dietro i gerani. Un po’ ho sorriso, non è da tutti finire in tv da vecchi.
Verso le 5 del mattino quella che sembrava l’Apocalisse mi ha buttato giù da letto. In strada macchine della polizia andavano a rilento perché intralciate da una grande folla che spedita si dirigeva verso la casa di Chiara inneggiando la forca e la sedia elettrica. Ho messo sul pigiama il giaccone e sono uscito anche io, in un attimo mi ha investito un fiume di persone che con gli occhi iniettati di sangue marciavano in un unico senso. Mentre a fatica tenevo il passo origliavo le loro parole che erano cariche di odio e rancore. Evidentemente, si era scoperto chi fosse l’assassino.
Fuori dalla casa c’era talmente tanta gente che quasi non si vedeva il cancello d’entrata, ma io forse perché sono diventato piccolo piccolo o forse perché il Signore aveva voluto così, ho finito per ritrovarmi in primissima fila, con il mio fragile sterno premuto contro la barriera di ferro. Sembrava di essere in guerra; due elicotteri sorvolavano continuamente la zona, una ventina di carabinieri formavano una corda umana di fronte alla ressa, 5 o 6 volanti avevano i motori accesi pronte per partire a sirene spiegate verso il commissariato. Iniziava a piovigginare ed io mi sentivo ancora la febbre. Rimuginavo sul fatto che alla mia età e con quel tempo non sarei dovuto uscire, quando una voce indistinta urlò fino a spaccarsi la gola che finalmente la bestia era uscita.
Due uomini camminavano fianco a fianco l’assassino. Una signora vicino a me nella foga disse che lei lo aveva sempre sospettato, che fin dal momento in cui aveva visto quel bastardino aveva pensato che ad uccidere Chiara fosse stato lui. Un altro, accecato dalla rabbia, riuscì appena in tempo a farmi capire che dalle analisi sul corpo della vittima erano stati trovati evidenti residui di bava del cane, perché poi nell’agitazione cadde oltre le transenne e lo vidi che venne trascinato via dai carabinieri. Un altro ancora che sembrava un po’ più lucido dissertava sul fatto di come oramai non c’era più da fidarsi nemmeno degli animali, bisognava stare in guardia da tutto e da tutti.
Iniziava a piovere forte.
Io guardavo quel cane nel bel mezzo di un biblico tornado di urla e schiamazzi. In effetti le orecchie a punta e il pelo corto e lucido lasciavano intendere che fra i suoi antenati ci fosse qualche dobermann o giù di lì. Ad un certo punto si mise addirittura a scodinzolare, fu davvero l’Apocalisse. Poi venne portato via dalle volanti a tutta birra.
Dopo ho immediatamente preso la strada verso casa perché mi sentivo le ossa gelare. Sono sprofondato sotto chili di coperte con l’obiettivo di dormire fino alla fine dei giorni. Ma ad un’ora che non saprei dire hanno suonato alla porta, una volta, due tre quattro. Contro la mia volontà ho sceso le scale per andare ad aprire, ma le mie intenzioni di mandare a quel paese chi mi aveva svegliato furono spazzate via da una bambina che a stento arrivava alla mia vita. Assomigliava alla piccola Chiara, o magari ero io che ci vedevo una certa somiglianza, sta di fatto che senza dire nulla mi ha preso per mano e fatto nuovamente sdraiare a letto. Allora, come solitamente facevo, ho passato il palmo sinistro nell’altra metà del materasso e ho sentito un’indescrivibile sensazione di calore. Così ho capito che lei era finalmente venuta a prendermi. L’ultima cosa che ho sentito è stata la segreteria telefonica al piano di sotto:
Ciao pa’, scusa se non ti ho più richiamato ma ho avuto casini col lavoro. Qui stiamo tutti bene, non ti preoccupare. Tra l’altro avevamo intenzione di venire a trovarti questo week-end così il piccolo prende un po’ d’aria buona, e poi vogliamo fare una foto tutti insieme fuori dalla casa del mostro. Appena puoi richiamami!
viva yara
RispondiEliminahttp://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41
bello e terribile-
RispondiEliminaGramellini è una delle penne migliori in Italia, sono sempre d'accordo su quello che dice e su come lo dice.
RispondiEliminaGrazie Isamele, ma questa, purtroppo, è una storia che si è scritta da sola...