giovedì 16 dicembre 2010

The Missing

È il 2003 e Lee Kang-sheng decide di passare sull’altra sponda del fiume per mettersi dietro la macchina da presa, ponendo così se stesso ad inevitabile paragone con il suo alter ego Tsai Ming-liang. In origine The Missing doveva rappresentare un dittico sulla scomparsa con Goodbye Dragon Inn (2003), poi le cose andarono diversamente per vari motivi e non se ne fece nulla, tuttavia a differenza di ciò che si potrebbe pensare, questo film non è una semplice copia delle opere by Tsai, bensì un ulteriore tassello, a tratti davvero emancipato, in quell’ormai famoso mosaico di solitudini dentro Taipei. Ovviamente ci sono dei rimandi iconografici al maestro di Taiwan – la prima ripresa che avviene da dietro un acquario e l’ultima da sopra una grande pozza d’acqua racchiudono la pellicola fra due estremi… liquidi –, nonostante ciò Kang-sheng compie un lavoro apprezzabile donando nuove interessanti sfumature ai dettami del suo mentore. I piani sequenza iniziali in cui la nonna (interpretazione super di Lu Yi-ching, la madre in molti film di Ming-liang) cerca disperatamente il nipotino perduto sono una bella novità perché raramente si era visto tanto movimento nei set di questi autori, e che movimento! L’obiettivo segue a distanza la donna che appare e scompare senza tregua tra le collinette del parco giochi fra l’indifferenza delle persone. Non manca un goccio di ironia (senza dubbio tragica) dove la negligenza dell’anziana nei confronti del bambino smarrito è dovuta ad un attacco di diarrea fulminante. Bisogna saperci fare nell’unire il dramma alla comicità, e Lee ci riesce. 
 
Inoltre in questa intervista si può leggere una risposta interessante ad una domanda che sorge spontanea: “Quali sono le differenze che vedi tra il tuo stile e quello di Tsai?”. La replica non tarda ad arrivare: “C’è più narrazione nel mio film”. In effetti è così, nonostante l’immancabile presenza di silenziosi long take, la vicenda ha un ritmo (prendete con le molle questa espressione) che rende più accessibile il racconto diviso tra due fuochi. Eggià perché la storia, come da tradizione, scorre su un doppio binario in cui viene mostrata la doppia faccia di una stessa moneta, quella dell’abbandono e quindi, ancora una volta, della solitudine. Se da una parte c’è la nonna che vaga nella metropoli cercando il nipote – a proposito, la scena in cui parla al marito defunto è un momento cinematograficamente toccante –, dall’altra c’è la storia di un ragazzino alienato dalla realtà per colpa dei videogiochi che ha perso il nonno – a proposito, brillante l’inquadratura che disegna prospettivamente la testa del ragazzo nello schermo del pc durante uno sparatutto in prima persona –. È dunque un gioco d’incastri, di eguali misere realtà, che ancora come da tradizione si incontrano casualmente (eppure nulla pare accadere per caso a Taipei), o meglio si rincorrono nel finale nel quale giungono in quello specchio d’acqua ante litteram di I Don’t Want to Sleep Alone (2006). Poi c’è uno stacco, la visuale si fa aerea e diventa anticipatrice della conclusione di Face (2009): due ombre passeggiano nella notte. La piccola (tradizionale, ancora) beffa arriva in sordina, e pur non avendo la potenza dei suoi “fratelli maggiori” è capace di farsi apprezzare.

9 commenti:

  1. di Tsai sono rimasto tremendamente indietro, avendo visto soltanto un suo film, peraltro un autentico capolavoro, Che ora è laggiù?

    ma pure questo non sembra esser da meno. riflessione su solitudine, alienazione, comunicazione nell'Asia che cresce e cambia a ritmi vertiginosi. la cosa che ho trovato bellissima di Tsai è la mancanza di una Storia forte, che si armonizza benissimo con la lentezza dei movimenti di macchina e l'accuratezza dell'inquadrature.

    ovviamente, me lo segno :)

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  2. Che ora è laggiù? è stato il mio primo Tsai, subito ne dissi così così: lentezza, un po' di noia, troppo silenzio. Ovviamente non avevo capito un emerito cazzo. Andando avanti compresi pian piano di trovarmi di fronte a uno dei primi 5 registi viventi in grado di sfornare film tra i più importanti nel nuovo millennio. Il devastante (DEVASTANTE!) finale de Il gusto dell'anguria, la splendida riflessione sul cinema di Goodbye, Dragon Inn, il monumentale I Don’t Want to Sleep Alone. Roba che ti segna. E i film del suo discepolo (questo e un altro) sono valide note a piè pagina di un racconto fondamentale per la nostra tremebonda società.

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  3. be', cazzo, devo proprio recuperare.
    l'avevo subito accostato a un emulo di Yang (Edward, un altro grandissimo), vuoi per temi, vuoi per posizione geografica, ero stato una settimana a dirne un gran bene, ma, alla fine, non gli avevo dato troppa importanza. sono davvero imperdonabile.

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  4. "Andando avanti compresi pian piano di trovarmi di fronte a uno dei primi 5 registi viventi in grado di sfornare film tra i più importanti nel nuovo millennio."

    Chi sono i 5?

    Giovanni

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  5. Ahahah (risata che tenta di mascherare un certo nervosismo).
    Era una frase messa così sulla tastiera, però si può provare a buttare giù una magica cinquina, anche se le classifiche sono fatte per essere dis-fatte (una volta avevo pubblicato una top ten dei miei film preferiti che poi ho cancellato perché era quasi aberrante), e allora direi che i primi 5 sono quelli che vanno anche oltre il mio sguardo, ovvero di cui ho visto poco se non nulla ma che alla fine leggendo di qua e leggendo di là si capisce del loro peso.

    In Europa uno non può essere che francese, questa scuola, probabilmente una delle migliori al mondo, spacca i culi, c'è poco da fare. Ozon, Dumont, Assays, Chabrol fino a qualche mese fa, Resnais!, Gondry, Rohmer fino a gennaio, ma se vuoi un nome eccotelo: GODARD (e uno).

    Restando nel vecchio continente si contendono un posto Peter Greenaway e Manoel de Oliveira, io non avendo visto niente di nessuno dei due scelgo il secondo per simpatia (e due).

    In America è un bel casino, ce ne sono troppi e sicuramente me ne dimenticherei qualcuno, un nome così a bruciapelo di cui mi pentirò fra due secondi ma amen è DE PALMA (e tre).

    In Russia un autore: SOKUROV (e quattro). E l'oriente? Bella sfida qui: Kim Ki-duk, Park Chan-wook, Hou Hsiao-hsien, Weerasethakul, Ratanaruang, Miike, Kitano, ma se devo fare un nome dico: WONG KAR-WAI (e cinque).

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  6. Ok, questi erano 5 oggettivi, adesso quelli soggettivi.

    5) La PIXAR perché il cinema diventa magia, intrattenimento gioioso, è il trionfo dell'estetica, e quindi dell'arte.

    4) HANEKE perché il suo cinema è rigore, geometria, distacco su un mondo glaciale - il nostro-.

    3) TSAI MING-LIANG perché il suo cinema apre la mente sulla condizione critica dell'uomo moderno.

    2) DAVID LYNCH perché il suo cinema è una lunga strada perduta e ritrovata, imperioso, periglioso, ci prende tutti in giro e non ce ne accorgiamo.

    1) BÉLA TARR perché il suo cinema sebbene ridotto in sostanza a due film è qualcosa che non può essere descritto, anche solo un tentativo di descrizione inquina un'opera purissima che noi piccoli uomini non meritiamo. Probabilmente, anzi senza probabilmente, Le armonie di Werckmeister è il film più importante del decennio appena trascorso.

    E Von Trier? Tsukamoto? Svankamjer? Polanski? Mann? Herzog? Nolan? Allen? Tarantino? Coppola? Almodovar? Scorsese? Spielberg? I Cohen?

    Bah... vado a letto. Statemi bene.

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  7. Ci piacciono tanto le classifiche a noi pigri :) Grazie

    Gio

    Ps. Sokurov è straordinario.

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  8. 3/5 te li quoto. Tsai non posso farlo perché ne ho visto troppo poco e troppo superficialmente.
    ma la Pixar? a me mettono una tristezza le loro storie (giudizi puramente personali :)

    ancora una volta condivido:
    Le armonie di Werckmeister è un film straordinario, fuori da qualsiasi giudizio e opinione.

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  9. Anche a me mettono tristezza i lavori della Pixar, infatti mi hanno fatto spesso piangere come una mammoletta. Con Wall-E ho pianto, con Alla ricerca di nemo quasi. Poi sono cresciuto con il mito di Toy Story (c'avevo tutti i pupazzetti), e Up è bellissimissimo. E ancora non ho visto Toy Story 3, ma sarà stupenderrimo anch'esso.

    (sono giudizi puramente personali, come dici tu, e come sempre del resto ^_^)

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