domenica 15 febbraio 2009

Paese del silenzio e dell'oscurità

“Quando le nostre mani si lasciano, è come se fossimo distanti mille miglia.”

Fini Straubinger, una donna sordo-cieca fin da bambina.
Questo documentario di Werner Herzog del 1971 racconta la sua storia e la sua vita dedicata ai “compagni di destino”, sordo-ciechi come lei, in Germania.
Il film si apre con la voce di una donna che descrive un paesaggio, subito dopo appare l’immagine di una strada che si perde nell’orizzonte sovrastata da nuvole rigonfie. È un ricordo di Fini che, seduta su una panchina, racconta di sé a due donne. Tutte e tre sono cieche, tutte e tre sono sorde. Comunicano attraverso un alfabeto tattile in cui ogni parte della mano corrisponde ad una lettera.
Fini è incaricata dalla lega per i ciechi di occuparsi delle persone con handicap come il suo in Baviera e il viaggio in questa terra di silenzio e d’oscurità in cui la donna ci conduce è terribilmente toccante.
Fini è sempre accompagnata da una “traduttrice” che attraverso l’alfabeto tattile le spiega cosa sta accadendo intorno a lei. La mano è l’unico contatto che ha con il mondo.
Durante il suo cinquantaseiesimo compleanno invita i suoi più cari amici, ad un tratto, una donna, anch’essa sordo-cieca, chiede al proprio accompagnatore se nella stanza ci fosse qualcuno. E intorno a lei ci sono decine di persone, questa cosa mi ha fatto rabbrividire.

La cecità non è mai il buio completo ma colori omogenei che si alternano, così come la sordità non è mai il silenzio completo ma piuttosto un fruscio continuo. Il tatto diviene la risorsa primaria. Toccante la sequenza in cui Fini strapazza (e si fa strapazzare) da una scimmietta; la visita ad uno zoo e ad un orto botanico sono occasioni di apprendimento che per le persone “normali” rappresentano pura routine, ma per loro no.
Probabilmente per chi da sempre vede e sente, è impossibile capire cosa provano queste persone. Fini, ad un certo punto, paragona la propria vita ad un fiume che scorre lentamente e che sfocia in una lago nero e profondo. Una vita condannata alla solitudine anche in mezzo alla folla, le parole che chiudono il documentario rendono l’idea di come sia, a volte, disumana la vita: “Se scoppiasse la guerra non riuscirei ad accorgermene.”

Ma le cose si fanno maledettamente serie quando Fini visita ad Hannover un centro di rieducazione per bambini sordo-ciechi dalla nascita.
Se ora, nel momento in cui sto scrivendo, divenissi improvvisamente cieco e sordo, anche nell’ handicap saprei come è fatto un gatto, un cane, un tramonto, una canzone o una voce. Non potrei più vedere né sentire, ma almeno avrei il ricordo! Quei bambini di Hannover non sanno cosa sia un albero, un cane, una vocale o una consonante. Non sanno quando è giorno e quando è notte. Non sanno nemmeno quale sia il loro volto e quale suono abbia la loro voce. Sono terribilmente soli.
Vengono così spiegate alcune tecniche per sviluppare la capacità di dialogo attraverso i movimenti delle labbra e le vibrazioni della voce.
Gli ultimi due incontri di Fini mostrano due realtà ai bordi della società. Il primo è un ragazzo di 22 anni, sordo-cieco, che non sa comunicare in alcun modo, emette soltanto dei versi incomprensibili. Viene detto che probabilmente non riuscirà mai ad imparare a parlare.
Infine Fini incontra un uomo (sempre deaf-blind) che dopo aver vissuto per 5 anni dentro ad una stalla con un cavallo, ha perso l’uso del linguaggio.

Herzog ritiene questo suo documentario un tassello fondamentale della sua filmografia.
Anche qui, come in La ballata di Stroszek (1977) o L’enigma di Kaspar Hauser (1974), il regista tedesco racconta ciò che è diverso, che è altro, che è oltre. Ma in questo caso, trattandosi di un documentario, non vi sono i filtri di un lungometraggio che porta sempre una vicenda, seppur vera, in una dimensione fittizia. Qui ci sono persone che non riescono a vedere la mano che devono stringere o a sentire la voce che gli sta parlando. Ed è tutto vero.

Consigliato? Sì, ma occhio alla vostra coscienza. Io subito dopo sono andato a vedermi dei filmati del Grande Fratello su Youtube, avevo bisogno di anestetizzare il cervello.

6 commenti:

  1. grandissimo Herzog! grazie aver recensito questo film...
    però, ti prego, non guardare i filmati del grande fratello su youtube, sennò annulli del tutto l'effetto benefico di Herzog... ;)

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  2. La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

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  3. Mi vado a scolare un bel pò di birrette; ne ho proprio bisogno dopo aver visto questo grandissimo Herzog!

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  4. Sì buttarsi nell'alcol dopo questo documentario è una soluzione condivisibile. Forse Herzog non riuscirà mai a fare un altro film così... così nella sua carriera.

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