lunedì 2 febbraio 2009

La moschea della discordia

Nel mio quartiere verrà costruita una moschea.
Il borbottio che da giorni accompagnava la notizia è tramutato in urlo di protesta quando essa è stata confermata. Subito sono apparse sui muri scritte anti-moschea e anti-sindaco. Come un fungo è sbucato un gazebo della Lega Nord adibito a raccogliere firme nella piazzetta della via. Firme che non si sono fatte attendere.
Dal pensionato alla casalinga, si sono presentati in buon numero carichi di buste della spesa e stereotipi che non hanno mancato di riversare ai microfoni delle tv. E mentre qualcuno appendeva un lenzuolo in cui ricordava l’ottavo articolo della Costituzione, i miei concittadini si esibivano in ciò che gli, e ci, riesce meglio: il mugugno.

“Eh, adesso va a finire che prendono il nostro posto.”
“Così gli autobus saranno pieni!”
“Ci rubano i posti di lavoro!”
“Che se ne stiano a casa loro.”
“Sono tutti dei delinquenti.”

Non voglio appiccicare qui qualche frase fatta, trita e ritrita, solo per marcarmi di un certo buonismo, parola, quest’ultima, che ha un significato per me oscuro.
Non mi metterò a girare per la strada con cartelli pro-moschea, e nemmeno distribuirò copie del Corano. Ma di sicuro non andrò a mettere la mia firma nel gazebo di Lega Nord. Questo perché non sono con, o contro qualcuno, ma semplicemente perché sono dalla parte dell’umanità.
Quelle persone che preferirebbero al posto della moschea l’allestimento di un campo di concentramento o la succursale di Guantanamo, non hanno capito che negando la libertà di pregare a delle persone come loro, si privano prima di tutto della loro libertà, quella di essere uomini.
Se poi saranno delinquenti allora sarà giusto punirli, se vengono qua è perché nel loro paese non se la passano affatto bene, e se gli autobus saranno pieni, pazienza, tanto già adesso non è che si viaggi granchè comodi, con o senza moschea.
E se infine, queste persone che hanno anche organizzato una fiaccolata di protesta, resteranno sui loro passi, gli suggerisco umilmente, ed è un invito da parte di uno che ancora non ha capito se è ateo o agnostico, ma indubbiamente, a differenza loro, non è certo un cristiano modello, di aprire il loro, e forse anche mio, testo sacro al Vangelo secondo Matteo. Poco prima della celebre frase che vede protagonisti un cammello e un ago, qualcuno dice: Ama il prossimo tuo come te stesso.

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