mercoledì 3 dicembre 2008

Gioco di seduzione

Habemus uccellum!

Non sto a raccontare il casino intorno a questo film.
Anzi sì, almeno guadagno qualche riga. Di sicuro è uscito nel 1981, contemporaneamente a Valentina ragazza in calore, altro film in cui compare Moana Pozzi. Un po’ di incertezze sul primo titolo visto che ha più nomi di un calciatori brasiliano: forse Erotic flash, o forse Homo eroticus, oppure Marina e Moana ingorde di sesso, magari tutti e tre insieme. Sicuramente non Gioco di seduzione che è la versione softcore rimontata dalla Kineo video qualche anno più tardi (ma la data precisa mi è oscura). Altro problema la regia: c’è chi assicura sia di Roberto Bianchi Montero, altri la affibiano a tale Giuseppe Curia, altri ancora ad Andrea Bianchi (Le notti del terrore, 1981), boh! È certa invece la presenza di Marina Lotar e Moana Pozzi, soltanto che la pornoattrice genovese qui rimane illibata affidando ad una controfigura le scene più spinte. In ogni caso, trattandosi della versione indegnamente tagliata, non si vede una mazza di niente.

La trama in soldoni racconta di un regista di fotoromanzi hard che vuole girare un servizio all’interno di un castello. Il regista, una brutta copia di un personaggio di Zulawski, è un gran furbone e distribuisce il proprio seme un po’ a tutte le donzelle del film, in particolare alla cameriera del castello che intorta per bene facendola credere un personaggio di Shakespeare e che poi castiga da dietro con un intervento da tergo da espulsione diretta. Comunque tra i vari inciuci si viene a conoscenza di un'antica leggenda che vuole un conte evirato nel passato e ritornante ogni tot anni nel mondo terreno,”stranamente” il conte ritorna proprio durante il servizio fotografico. Fortunatamente (per lui e per Moana) le sue discendenze hanno conservato il suo arnese nei secoli dei secoli come una reliquia, e così a mezzanotte in punto può riappropriarsene esclamando la frase lassù in cima e castigando la bella Moana, che, detto tra noi, ha due tette favolose, e che alla fine si terrà il fallo come ricordo. Il film si conclude con il buon conte che ritorna mesto nella sua tomba dichiarando che sono “cose da casse e non da cazzi”.

La parte comica è carente tanto quanto quella erotica, e trattandosi di una versione soft alcuni tagli potevano esseri fatti sicuramente meglio perché si viene sballottati da una scena all’altra in un batter di ciglio, non che questo provochi grossi spiazzamenti visto che la trama è più scontata dei saldi, ma certo non è proprio piacevole. Una piccola svolta si ha con l’entrata in scena del fantasma che rompe la noiosa catena di scenette erotiche facs-simile, ma è davvero poca cosa.
Fortunatamente non si prende sul serio, e questo è il suo modesto pregio. Se non ci fossero tutte quelle situazioni comico-erotiche, che di queste due categorie hanno davvero poco, ci troveremmo di fronte ad un mastodontico trashone al livello (basso) di: Quella villa in fondo al parco (1987), Terror! Il castello delle donne maledette (1974) o Patrick vive ancora (1980).

Se ancora questo commento non vi ha convinto del tutto guardate un po’ qua.
(grazie Trashopolis!)

2 commenti:

  1. "[...]Quella villa in fondo al parco"
    Ma per quale cavolo di motivo devi sempre tirar fuori dei titoli il cui solo pensiero mi fa accapponare la pelle!?

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