Cosa aspettarsi da un film che contiene un errore già nel titolo? (“Notti”, ma tutto accade in UNA notte sola).
Trash italiano all’ennesima potenza con un plot irrisorio e una messa in scena talmente ridicola da rasentare l’idiozia. Una prelibatezza per gli appassionati dunque.
Tolto qualche sbudellamento e la decapitazione della cameriera, che, sorvolando sul fatto di un morto vivente lanciatore di coltelli, mi è garbata per l’idea, il resto del film è interessante quanto un balletto della Ventura.
Spesso il regista Andrea Bianchi indugia sugli attacchi zombeschi e sui loro volti espressivi come un cane di marmo, se non avessero matasse di vermi che spurgano dalle orbite sarebbe difficile riconoscere chi sono i morti viventi e chi sono i vivi (morenti?), la recitazione è la stessa.
Se non vi bastano chili di carne comprata dal macellaio, cartapesta a go-go, mercurio cromo (o pomodoro), motivetti inascoltabili che accompagnano l’entrata in scena degli zombi, ad aumentare il carico trashistico ci pensa Peter Bark, un uomo un perché.Chi sia davvero costui non si sa, le notizie in rete sono scarse e contraddittorie, nel film interpreta Michael, il figlio di Evelyn (Mariangela Giordano) e non si capisce se sia un adulto affetto da una qualche malattia, oppure se davvero sia un ragazzino di 12 anni, ciò che conta è che vuole farsi sua madre, e suggerisco di vedere il film solo per quest’uomo che seppur poco presente regala sequenze di rara bellezza cinematografica, penso che la sua espressione da cernia bollita diventerà un mio avatar, e credo che la scena in cui palpeggia la Giordano sia da oscar. Ma non è tutto, una volta zombizzato, ed è l’unico morto vivente uguale che da vivo, strappa con un morso il capezzolo della madre, mi inchino. Chissà se Lamberto Bava nel suo Ghost Son (2006) abbia voluto omaggiare questa scena con l’addentata del neonato alla tetta della Harring, chissà!
Il make-up degli zombi, seppur accettabile, assomiglia spaventosamente a quello dei cavalieri redivivi in Le tombe dei resuscitati ciechi (1971), però quelli almeno andavano anche a cavallo, questi invece sono lenti quanto la Quaresima.
Da vedere se amanti del genere (e per la presenza di Peter Bark), se no è meglio starne alla larga.
Trash italiano all’ennesima potenza con un plot irrisorio e una messa in scena talmente ridicola da rasentare l’idiozia. Una prelibatezza per gli appassionati dunque.
Tolto qualche sbudellamento e la decapitazione della cameriera, che, sorvolando sul fatto di un morto vivente lanciatore di coltelli, mi è garbata per l’idea, il resto del film è interessante quanto un balletto della Ventura.
Spesso il regista Andrea Bianchi indugia sugli attacchi zombeschi e sui loro volti espressivi come un cane di marmo, se non avessero matasse di vermi che spurgano dalle orbite sarebbe difficile riconoscere chi sono i morti viventi e chi sono i vivi (morenti?), la recitazione è la stessa.
Se non vi bastano chili di carne comprata dal macellaio, cartapesta a go-go, mercurio cromo (o pomodoro), motivetti inascoltabili che accompagnano l’entrata in scena degli zombi, ad aumentare il carico trashistico ci pensa Peter Bark, un uomo un perché.Chi sia davvero costui non si sa, le notizie in rete sono scarse e contraddittorie, nel film interpreta Michael, il figlio di Evelyn (Mariangela Giordano) e non si capisce se sia un adulto affetto da una qualche malattia, oppure se davvero sia un ragazzino di 12 anni, ciò che conta è che vuole farsi sua madre, e suggerisco di vedere il film solo per quest’uomo che seppur poco presente regala sequenze di rara bellezza cinematografica, penso che la sua espressione da cernia bollita diventerà un mio avatar, e credo che la scena in cui palpeggia la Giordano sia da oscar. Ma non è tutto, una volta zombizzato, ed è l’unico morto vivente uguale che da vivo, strappa con un morso il capezzolo della madre, mi inchino. Chissà se Lamberto Bava nel suo Ghost Son (2006) abbia voluto omaggiare questa scena con l’addentata del neonato alla tetta della Harring, chissà!
Il make-up degli zombi, seppur accettabile, assomiglia spaventosamente a quello dei cavalieri redivivi in Le tombe dei resuscitati ciechi (1971), però quelli almeno andavano anche a cavallo, questi invece sono lenti quanto la Quaresima.
Da vedere se amanti del genere (e per la presenza di Peter Bark), se no è meglio starne alla larga.
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