martedì 3 giugno 2008

Il quarto uomo

(Che non c’entra con l’arbitro a bordo campo)

Interessantissimo film del Verhoeven pre-hollywoodiano (Atto di forza, Basic Instict), miscela suggestiva di religione, sesso e intrighi hitchcockiani.

Tratto da un libro di Gerard Reve che guarda caso è anche il nome del protagonista, amico fraterno del bicchiere, sofferente di visioni mistico-religiose, scrittore ed omossessuale, si reca ad Amtserdam, in cui vive con il suo compagno, a Flessinga per un convengo dove incontra una mangiatrice di uomini che ha all’attivo ben tre mariti assassinati; nel disordine mentale di Reve si fa spazio l’idea di incontrare l’ amante idraulico della donna che lo scrittore aveva incrociato nella capitale fiamminga. Dentro ad una cripta, nel bel mezzo di un pompino ad opera dell’idraulico, Gerard capisce il losco intrigo di Christine, il quarto uomo potrebbe essere uno di loro due.

Suggestivo dicevo, fin dall’inizio, un ragno che cuce la sua tela su Gesù Cristo, le visione dello scrittore sul treno, la Madonna con il figlio, aureole, Dalila e Sansone, si viaggia dentro alla mente malata di Gerard, e devo dire che è piuttosto piacevole.
Spiralico, per certi versi, alcune sequenza ritornano, epifanie, rimandi, l’occhio che spurga dallo spioncino sapremo di chi è, i tre bovini scotennati sono figure retoriche geniali, carne da macello per Christine impressa su pellicola. Chiavi che aprono segreti e torbide relazioni, la morte aleggia continuamente nella vita dello scrittore, su una bara e nei suoi sogni.

Ottimo Jeroen Krabbe, folle e divertente, solido e realistico, un po’ meno Rènèe Soutendijk nel ruolo di dark lady, freddina e apatica.
Ricorderò a lungo la scena in cui Gerard vede l’idraulico in croce al posto di Gesù e lo denuda, nel frattempo una vecchietta si avvicina per pregare.
Meglio di Black Book (2006), che però affronta tematiche diverse, consigliato a tutti.

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