Nel globale vige una sobrietà, un’asciuttezza, un fare morigerato o chiamatelo come vi pare, che, insieme al mood uggioso di cui è imbevuto ogni fotogramma riesce a tenere sì e no sotto controllo i potenziali scivoloni gratuiti. Perché se vogliamo parlare di cosa accade in How to Draw a Perfect Circle, ossia di una tensione erotica finanche incestuosa snocciolata attraverso avvenimenti non proprio di nobile rango (la scena maggiormente forzata rimane quella in cui Guilherme si masturba a fianco di Sofia), be’, ci sarebbe da obiettare parecchio, eppure, a prescindere dall’evidente esacerbazione, dal volere toccare a tutti i costi un tabù innominabile, non si pecca di troppa esibizione, e non dico che le cose fluiscano serene e naturali ma di sicuro, nell’area narrativa, si è visto di peggio. L’emblema di tale discorso è l’amplesso conclusivo, acme parossistico che farebbe impallidire anche il pubblico meno bigotto tradotto in un cinema ferino e senza ossigeno, appiccicato alla pelle rendendola indistinta, scosso da sussulti pelvici e bagnato di saliva adolescenziale, una sequenza che ha energia e che Kechiche penso apprezzerebbe.
Il regista imbastisce perciò una storia che tenta, a tratti disperatamente, di affrontare tematiche legate ai sentimenti in uno spettro ampio e affrancato da cliché, ci prova, sì, tuttavia il film è attirato da un magnete luttuoso che lo trasporta in zone distanti eoni da un briciolo di felicità. La plumbea città ripresa è lo specchio dell’esistenza condotta da Guilherme, un ragazzo, un figlio, pervaso di fremiti continuamente castrati da una contiguità con la morte, ci sono due momenti in cui è suo malgrado voyeur di due coiti riguardanti altrettanti oggetti amorosi (la sorella ed il padre), ebbene affiancati ad essi Martins piazza due bordate funebri (il rigido cadavere della nonna e quello fuori campo del vicino di sopra) che affinano il precipitato dell’opera e la correlata vibrazione verso una costante assoluta come la morte (e come l’amore che ne è l’equivalente rovesciato). Perché voler disegnare un cerchio perfetto allora? Per cercare un’agognata compiutezza che prescinda dal malessere e dalle complicazioni della vita, o piuttosto il prendere atto di una condizione che non ha uscita di sicurezza, un loop dove inizio e fine coincidono (il faro giallo del motorino nella notte = la circonferenza sul muro di una distrutta Sofia nel finale).
ciao come stai? dove li trovo questi film?
RispondiEliminaÈ tutto in Rete caro brazzz, io sono ancora vecchio stile e mi diletto tra torrenti e asinelli.
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