Ascoltato assolutamente
per caso, da questo disco d’esordio dei Wy, duo svedese di sede a
Malmö, non riesco, e non voglio, uscire. Già il mio dylandoghiano
quinto senso e mezzo aveva incominciato a fibrillare su Indolence,
il brano d’apertura che a 2'16'' ha una accelerazione poderosa, poi
con il refrain quasi tribale di What Would I Ever Do le orecchie si sono spalancate e dentro ci è entrata della musica
intessuta di un mood che sento intimamente mio, tipo Bathrooms,
tipo You + I.
All’inizio sembrava di riascoltare la Zola Jesus di Conatus,
ma se la voce di Ebba Ågren quando si apre potrebbe anche
assomigliare a quella della collega americana, la struttura dei pezzi
di Okay tende, a
volte, verso un post-rock carico di malinconia staccandosi dalle derivazioni elettroniche del caso, mentre altre volte,
grazie alle notevoli doti canore della lead singer, le sonorità tra il dream ed il sad-pop alzano l’asticella della posta in gioco per lambire certe corde profonde, quelle che si
articolano sotto la nostra pelle, tra le vene e le arterie, e che
fremono quando vengono stimolate nel modo giusto. Ci saranno tanti
altri dischi così nello sterminato sottobosco delle band indie? Non
lo so. In attesa di possibili notizie, io mi inchino di fronte ai Wy.
Ascolto
completo sulla loro pagina di Bandcamp.
Mi inchino anch'io, soprattutto a te che me li hai fatti scoprire, ho cominciato ad ascoltarli alle 15 e ancora non ho finito...
RispondiEliminaniente inchini a me, non sono abituato, però ti ringrazio per il commento.
RispondiEliminaNel frattanto segnalo una recensione in italiano del disco: http://www.indieforbunnies.com/2017/10/30/wy-okay/