Corto animato prodotto
dalla BBC nel 1997 che potremmo definire, così per darci un
tono, “pionieristico”. Perché il lavoro di Daniel Greaves,
già vincitore di un Oscar con Manipulation (1991), e di tutto
il suo staff è mirato a far convivere due tecniche di
realizzazione che corrispondono al passato e al presente (nostri)
dell’animazione: 2D e 3D, la rappresentazione classica in
compresenza a quella digitale per un incontro che sa andare oltre la
storiella di facciata e delinearsi quindi nell’istantanea di un
passaggio epocale, la zona franca tra la matita ed il computer. Al risultato complessivo
non mancano dei nei probabilmente accentuati dal nostro occhio ormai
abituato alle meraviglie pixariane e compagnia cantante, ad ogni modo
al pari di Quando soffia il vento (1986), altro film in cui si tenta
un esperimento simile con esiti non meno rudimentali, le imperfezioni
grafiche slittano in secondo piano visto che il bersaglio viene
colpito proprio al centro per quanto riguarda tutte quelle componenti
che fanno di un cartone il punto di incontro fra: trovate divertenti,
alcune sottili (la gomma per farsi la barba!) e altre che si
“consumano” più in fretta, e sviluppo di un’idea (la
città fatta di carta) dalla quale si diramano molteplici gag
che potrebbero andare avanti anche per più di mezz’ora (ad
esempio il fatto che le cose e i personaggi siano privi di spessore è
un tormentone che non stufa).
A fronte della (non
prendetela come un’accusa) schematica e (idem) infantile
contrapposizione fra i personaggi, e ciò non riguarda solo il
gruppo di buoni versus il ladro ma anche il pesce contro il gatto che
porta quasi obbligatoriamente ad una prevedibile solidarietà
reciproca per sconfiggere il nemico, il regista impianta un corpo di
discussione come la televisione che gli permette A: di dare
sfogo alla propria creatività utilizzando un telecomando come
chiave per illustrare infiniti mondi, tutti bidimensionali,
d’altronde la tv non brilla per consistenza, e B: di suggerire dopo
i vari inseguimenti, ribaltamenti, sconvolgimenti (si esagera un po’,
dài) che l’unica e ultima soluzione è quella di
prendere il televisore, di accartocciarlo (a Flatworld si può),
gettarlo giù dalla finestra e partire per una bella vacanza.
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