venerdì 3 agosto 2012

La influencia

Dopo essere stato autore di alcuni storyboard e assistente regia di Reygadas, Escalante e Fresnadillo, Aguilera giunge al suo primo lungometraggio con un’idea ben precisa di cinema. La influencia (2007) è infatti un’opera che fa della coerenza la sua religione, poco o nulla viene concesso in nome di una austerità che bandisce qualsiasi orpello oltre l’essenziale.
L’esordio dello spagnolo è quindi improntato al minimalismo e da tale corrente si pesca a iosa tanto da veleggiare apertamente nel campo della sottrazione: alla regia sono sottratti i momenti concitati, alla sceneggiatura le parole, al sonoro le musiche, al dramma la disperazione, e andando nello specifico: alla protagonista ogni emozione, negativa o positiva che sia. Probabilmente il pregio maggiore della pellicola è proprio situato qui: fornire un ritratto (in superficie) apatico di una donna che sta lentamente perdendo tutto, anche la sua vita. Sotto un certo punto di vista è ciò che accadrà tre anni dopo in Naufragio dove l’uomo di colore pur non facendo nulla di eclatante mette in risalto il contesto para-umano intorno a lui; la donna di questo film venendo mostrata pressoché inerte e assorbita dalla banale quotidianità riesce ugualmente a suggerire uno stato di angoscia, per buona parte della storia appena accennato, ma comunque parecchio persistente.

Il processo irreversibile che trascinerà la madre nel baratro più tetro è puntellato da silenziosi dettagli che reggono una struttura narrativa praticamente invisibile. Più che la costruzione di una trama, l'idea di Aguilera è quella di fornire delle fotografie di vita prossima allo sfacelo attraverso uno stile  (perché no) hanekiano in cui trionfa la diffusione del gelo, del freddo interno, che già si evidenzia con lo scricchiolio inquietante della saracinesca  nel prologo. Pur non avendo un fluire costante, e ciò si nota agevolmente grazie alle dissolvenze in nero che segmentano i passaggi, La influencia spinge a suo modo il pedale sull'acceleratore, e lo fa lavorando similarmente nell’ordine dei particolari (prima la tv spensieratamente sintonizzata su Cartoon Network, dopo sul canale disturbato; prima la casa caratterizzata da un certo decoro, dopo il disordine più totale), minuzie che vengono registrate anche involontariamente ma che allietano la proiezione (si può proseguire: il medicinale per alleggerire il peso della solitudine, la gabbia aurea dell’appartamento che si trasforma in una catacomba da cui fuggire, ma la fuga per i due ragazzi durerà oltre quel muro?).
Si diceva dell’accelerata: in realtà è un colpo di frusta, non proprio imprevedibile ma efficace nel metodo di proposizione (si noti che la mamma, dal momento del crollo, non viene più mostrata in modo chiaro agli occhi dello spettatore, giace nell’ombra, sotto le lenzuola, di lei non restano che i singulti della tosse fuori campo) e nell'azzeccare la cornice estetica (quel fotogramma della camera  avvolta dal buio fa trattenere il fiato).

Il futuro sorride ad Aguilera. Quest’opera prima, anche se non catalogabile come opera seminale nel mondo-cinema, mantiene una cifra personale e autoriale dall’inizio alla fine, dimostrazione di come il ragazzo abbia la stoffa per potersi affermare. Diciamo che, se al sottoscritto chiedessero di tirare fuori dei nomi per il domani, non potrei fare a meno di citare Pedro Aguilera. 

4 commenti:

  1. Trailer: http://www.youtube.com/watch?v=PA95azi2_7U
    (molto bello)

    RispondiElimina
  2. Immaginavo che prima o poi avresti parlato di questo film e che non potesse sfuggirti un autore promettente come Aguilera. Ho visto sia "La Influencia" che Naufragio" e anche se sinceramente ho preferito questo suo esordio, concordo con te sul fatto che il regista sia un'ottima carta per il futuro. D'altronde, "l'infuenza" (giusto per restare in tema) di un maestro come Reygadas si nota, eccome!
    Colgo l'occasione per citare un film di cui hai parlato poco tempo fa e che ho apprezzato moltissimo: Black Field, del greco Vardis Marinakis, un altro autore giustamente da tenere d'occhio e che assieme a Lanthimos e pellicole come Kynodontas, è un buon spiraglio di luce nel buio che attanaglia la Grecia in questo periodo.
    Un saluto e complimenti per le sempre ottime recensioni :)

    RispondiElimina
  3. Io sono rimasto a bocca aperta di fronte a Naufragio, sicuramente una delle mie visioni del 2012. La influencia pur essendo un film ben fatto osa di meno, naviga in acque più consuete e il risultato non è qualcosa di così potente come sarà l'opera seconda.
    Anche Black Field veramente notevole, da paura se si pensa che è un esordio.
    Grazi a te che hai voglia di leggermi!

    RispondiElimina