sabato 11 agosto 2012

Alghe

Bruma e spuma. Il disordine impazzito delle bollicine: e io che inizio placidamente ad inabissarmi: che cos’è questo sollievo? Scendo giù come una croce, le braccia spalancate e la superficie che piano piano si allontana; poco sopra le chiglie delle navi sono pance di pesci giganti che oscurano il sole, il rimbombo degli spari è una melodia suadente che continua a seguirmi. Filamenti di sangue abbandonano il mio corpo per articolarsi nell’acqua, e poi, nel nulla, dissolversi, perché io mi sto dissolvendo nello stesso modo, vedo gli arcobaleni subacquei dei pesci, le loro codine che si muovono ritmicamente come se ascoltassero una musica molecolare, micro-note per le micro-orecchie che nemmeno hanno.
Ah, come è dolce lasciarsi andare, sprofondare nel blu più blu dove sciami di meduse attenuano la caduta con le loro vibranti braccine e delicatamente mi posano su un prato sconfinato di alghe, ne avverto l’odore, la carezza sulla schiena, il canto delicato che mi dà il benvenuto.
Adesso è tutto fermo, non sento niente, neanche gli spari, sul fondo di questa immensa cattedrale liquida penso per l’ultima volta al tuo foulard a pois che ora sarà schiaffeggiato dal vento sulla banchina, mentre tu, con il cuore irregolare, starai scrutando l’orizzonte in attesa del mio ritorno.

Christian Löffler - A Forest

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