domenica 20 marzo 2011

Bibliothèque Pascal

Mona rischia di perdere la propria figlioletta. Per questo motivo è obbligata a raccontare gli eventi che l’hanno portata in quella situazione ad un assistente sociale, e la sua storia si rivela incredibile, senza mezzi termini.
L’apertura di Bibliothèque Pascal (2010, presentato al 28° Torino Film Festival) si connota immediatamente come un percorso a ritroso dotato di slancio mnemonico e/o fantastico in cui si delinea il personaggio-Mona, ipocentro narrativo (e narrante) la cui vita sembra segnata da echi medemiani per il trasporto favolistico con cui ci viene mostrata. In realtà la prima ora di girato sa essere una moneta dalla doppia faccia che fonde crude argomentazioni (il bandito che ha picchiato un gay solo per il suo orientamento sessuale, un padre che vende la propria figlia per venire poi a sua volta ucciso) con pennellate surreali quasi di routine in una certa frangia del cinema magiaro contemporaneo (Pálfi), ne è prova la sequenza del sogno che mette in scena à la Švankmajer un confronto fra i due attori intorno ad un tavolo imbandito, qui il cinema letteralmente esplode e sprigiona creatività incommensurabile.
La struttura della prima parte potrebbe far pensare a una certa deriva aneddotica caratterizzata da frammenti episodici a se stanti. Errore, poiché i tasselli trovano corporeità nella seconda parte.

E la seconda parte del film è un capolavoro. Abbandonati gli incantevoli e variopinti affreschi zigani, la vicenda imbrunisce grevemente spostandosi nel bordello di Londra. L’arte, in questo caso la letteratura, ma indirettamente anche il cinema, si piega al vile denaro e al potere indegno. Gli ambienti fittizi che ricreano situazioni ricercate (Giovanna d’Arco, Pinocchio, Otello) non solo sviliscono le condizioni umane delle vittime, in fondo, checché ne dica l’estroso Pascal sempre di prostituzione coatta si tratta, ma sgretola (la ripetizione indotta dei versi), polverizza (la memorizzazione davanti all’interiorizzazione) e annienta nient’altro che la Cultura – si tratta di una biblioteca, ricordiamolo –, spettro nelle mani luride di un ristretto sottogruppo di persone ricche. Ma il regista ungherese Szabolcs Hajdu lascia uno spiraglio di luce, e tramite il mezzo onirico (il sogno di una bimba, cosa c’è di più puro?) rinvigorisce quel gigante messo all’angolo, e l’Arte con un guizzo di orgoglio si va a riprendere Mona (un angelo venuto dal cielo, così dice Pascal) a ritmo di fanfara, squadernando la sua essenza in un montaggio alternato che sigla alla resa dei conti un contatto - cinema & realtà - destinato a rimanere impresso per molto, moltissimo tempo, nella nostra memoria cinefila.

Tuttavia l’epilogo che si riconcentra nuovamente nello stanzino dei servizi sociali evidenzia l’impraticabilità immaginifica del cinema, difatti Mona è costretta a ritrattare le sue parole in favore di una versione più grigia e consueta, come se ciò a cui abbiamo assistito non avesse senso perché incomprensibile da una realtà abituata ormai a comprare tutto e disabituata alla forza mentale per eccellenza, quella di sognare [1].
Anche perché il quadretto idilliaco conclusivo mette i brividi: la felicità si estranea, diventa un soprammobile di plastica, con buona pace delle ultime due idealiste di questo mondo.
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[1] Si noti che la gente del villaggio paga per vedere la figlia che dorme, la quale proiettando i suoi sogni all’esterno si trasforma in un cinematografo di salvifica portata.
Il cinema è (un) sogno?

21 commenti:

  1. Precipitano in giravolte gli aerei come se fossero di carta. Missili all'alba 2000 km sotto di noi.

    Rifugiamoci qui.

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  2. Purtroppo il paese in cui mi trovo io - mi sembra egoistico dirlo rispetto a quel che già accade poco più giù - non è tanto distante da una delle basi utilizzate e messe a disposizione nell'eventualità di appoggio militare... ma rifugiamoci qui. Volentieri, anche questo non ho avuto modo di vederlo, mi incuriosisce ;)

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  3. caspita, questo me lo segno.
    d'altronde, si sa, gli ungheresi con la macchina da presa hanno un rapporto "speciale".

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  4. Lo vorrei vedere da tempo ma non riesco a trovarlo. Il Cinema Ungherese è molto interessante, però fatica a decollare, eppure i film più interessanti che ho visto di recente provengono dall'Ungheria ed est-Europa

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  5. l'ho appena trovato e lo vedo presto, mi sembra male privarsene, ho imparato anche a usare i sottotitoli:)

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  6. Sono di frettissima e in arrivo da una giornataccia. Vi dico solo una parola: ESALTANTE. Magari poi vi risponderò meglio, ora crollo come i missili...

    p.s.: hai ragione petrolio, ho parlato di 2000 km per me, senza pensare che per un abitante di Lampedusa sono molti di meno.

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  7. già pronto per la visione dopo la tua acuta segnalazione

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  8. ... e poi vieni qui a dirmi cosa ne pensi che c'è bisogno di altre opinioni ;)

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  9. eccomi qua,l'ho visto!Impressionante,non c'è che dire.Stile molto personale,pellicola originale e trovo molto suggestiva la tua interpretazione della seconda parte e del finale che mi ha lasciato veramente interdetto:forse un finto rientro in un mondo di illusioni cosi come era la Biblioteca Pascal,non luogo di cultura e perdizione,di arte e dolore.Il primo sogno che tu calzantemente hai definito alla Svankmajer a me ha fatto pensare a una Bollywoodata...Comunque il cinema ungherese si dimostra fucina di sorprese anche se Palfi resta a un altro livello di pazzia...

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  10. Non so sai se la Biblioteca sia tanto un non-luogo? Certo, ha delle componenti metaforiche, ma io l'ho visto di una concretezza sporca, tangibile e reale. Insomma, mi pare che parli di cose vere in un contesto più o meno attuale. Ma siamo qui a parlare di lana caprina: anche se Pálfi resta Pálfi (con annessi i limiti), Hajdu è sulla buonissima strada!
    Sulla bollywoodata non saprei dire ma se a Bollywood fanno scene così mi metto a guardare cinema indiano finché campo!

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  11. visti molti dei film che hai recensito.. grande blog Erasehead! .. ma vi prego ditemi dove lo avete trovato sto film che sto battendo la testa ovunque senza risultato!

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  12. Grazie Valpochess! Ma hai guardato nei torrenti?

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  13. non ancora, guardo i film col proiettore e con lo schermo grande i difetti della bassa qualità del materiale scaricato dalla rete è ancora più evidente, per questo se posso prendo i dvd o i bd.

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  14. Ah beh, ti tratti bene! Però qui mi sa che ti dovrai accontentare di qualche file .avi ben ben compresso. Ho fatto una rapida ricerca e se non sbaglio questo film non è stato ancora distribuito per l'home video.

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  15. Ho visto Biblioteque Pascal sabato sera e ancora ci penso... Un film che non mi molla e sto pensando che quasi quasi stasera mi faccio male e me lo rivedo. Semplicemente Fantastico! Ogni singolo frame è una grande opera d'arte. E le immagini ti ipnotizzano mentre ti raccontano una storia terribile...

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  16. Evvai sono proprio contento! Altro che farsi del male, aldilà della storia terribile, rivederlo vuol dire volersi bene, molto.

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  17. Ed ecco ancora un paio di mie opinioni su questo film, magari qualcuno ha voglia di leggere...

    http://www.bandadicefali.it/2011/07/25/biblioteque-pascal/

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  18. "Ma dimostra quanto l’immaginazione, la fantasia, il sogno (e anche il cinema) siano importanti per poter raccontare le cose, non solo quelle belle."

    Amen.

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