martedì 28 settembre 2010

Dogtooth

Il seguente commento è ampiamente tratto da Trattato di Pedagogia Generale (Bompiani, 2006).

SULLA FORMAZIONE

In Kynodontas (2009) si parla dell’addestramento di un cane in termini formativi, suddividendo le tappe della sua crescita in vari stadi. Parallelamente il padre attua un processo similare con i suoi 3 figli; attraverso una sorta di perverso imprinting dimensiona a suo piacimento la personalità dei ragazzi. La formazione di un essere umano è invece lontana da essere un percorso lineare, bensì si tratta di un avanzamento saturo di arresti, arretramenti, spinte in avanti controbilanciate da sconfitte o stasi. Molto si gioca nell’indeterminatezza del caso, un elemento totalmente bandito dalla famiglia dove la vita è controllata da una regole ferrea: non si può uscire dalla casa finché il canino non cade. A grappolo si snodano altre imposizioni (le barriere fisiche e non solo intorno all’abitazione, il potere sessuale ad appannaggio esclusivo del maschio, l’isolamento totale da qualunque canale comunicativo, perfino l’etichetta delle bottigliette!) fino all’anonimia, deflagrante metodo per annullare l’identità dei figli che se non fosse per la declinazione patriarcale sarebbero come un unico essere trino senza coscienza. E quando queste regole vengono violate scatta la punizione fisica.
Così la formazione diventa una de-formazione. I ragazzi non si riconoscono in se stessi ma nelle cose messe a disposizione dai genitori. Vincere tanti adesivi significa fare buona impressione agli occhi del padre, raccogliere gli aerei che “cadono” rappresenta un trofeo da esibire, guardare i video amatoriali del focolare è un momento di gioia. Di tutte le categorie che costituiscono la formazione intima dell’uomo (armonia/esperienza/amore/civiltà) non vi è traccia perché non esiste libertà. Questi ragazzi non sono soltanto imprigionati dagli steccati del giardino ma da un sistema che mira all’appiattimento e a prevenire la nascita di qualsiasi individualità discordante, in favore di una con-formazione attinente al modello imposto.

SULL’EDUCAZIONE

Non è un mistero che la famiglia sia dopo la scuola (o prima?) il più importante ambiente educativo. La dimensione dell’educazione ha una peculiarità: è etero. Ovvero pone di fronte un educatore e un educando il quale si rende destinatario dei percorsi posti in essere dal soggetto educatore. Va da sé che educazione e formazione sono due tempere di uno stesso quadro, quello umano. Ma cosa accade quando una famiglia come questa costituisce l’unico punto di riferimento per i propri figli? Accade che essi diventano i protagonisti di una educazione sbagliata, fanatica, razzista. Ma di questo loro non possono accorgersene, e ciò fa male davvero durante la visione del film, perché percepiscono l’alterità del padre-insegnante (d’altronde la parola in-segnare ha un significato lampante: lasciare segni) come giusta, necessaria, autentica al pari del microuniverso in cui vivono, ovviamente fittizio, costruito ad arte malvagia per i nostri occhi. Sottostando a queste logiche del potere i ragazzi fanno proprie delle scale valoriali aberranti: non esistono leggi biologiche – la madre può partorire un cane – né leggi naturali – i pesci vivono dentro ad una piscina –. Inoltre non avendo la benché minima struttura morale sono disposti a scendere a compromessi senza risentirsene, sesso orale in cambio di un oggetto, e accettano l’incesto senza provare disgusto, ma di certo nemmeno amore perché di quello non ne conoscono il significato. Dunque, si avverte che la riflessione di Lanthimos include contenuti sottotestuali decisamente prossimi alla nostra contemporaneità, un manifesto di come l’educazione sia una vera e propria arma sociale in grado di guidare le condotte, morali e non.

SUL LINGUAGGIO

Il linguaggio non si parla da solo, chi lo parla è l’uomo. La forma del linguaggio esprime un bisogno, quello di dare vita a una struttura discorsiva con la quale parlare a sé e parlare di sé, parlare all’altro e parlare dell’altro. Parlare del mondo esterno, sopratutto. La lingua è perciò uno strumento fondamentale per conoscere, imparare e anche amare. La dialettica imposta dai genitori è costituita da un travisamento semantico atto ad alienare i figli dal vero mondo. L’incipit mostra infatti il registratore che insegna le nuove parole del giorno; il mare diventa una poltrona, l’autostrada è un vento, l’escursione è un materiale per pavimenti, la carabina è un uccello. Tutti gli oggetti che non trovano posto nel mondo dei genitori, vengono falsati di significato per poter essere ricondotti nella quotidianità della casa. È una folle protezione da ciò che esterno, che è altro, la coppia rinchiude i figli sotto una cappa anestetizzante inventando per loro una lingua fasulla per un mondo fasullo. Paradigmatica della coercizione con cui i genitori controllano i ragazzi è la subdola traduzione che il padre fa di una canzone in inglese mentendo sul fatto che a cantare fosse il nonno, proprio per stringere ancora di più il laccio attorno alla famiglia, costruendo un passato (il nonno cantava che bisogna restare in casa) che annienta il futuro (se il nonno parlava così sarà stato giusto).

Il puro esercizio stilistico di Kinetta (2005) viene doppiato dalla sconvolgente verità di Dogtooth. Lanthimos, cattivo come Seidl, ironico come Solondz ed esteta come Haneke, trasla in scala ridotta nella casa-mondo di questa famiglia le dinamiche dispotiche che sottomettono, assoggettano, spaventano, illudono, hanno illuso e illuderanno l’uomo. Un film tanto importante per le tematiche considerate quanto splendido da ammirare per la sua cura visiva.
Impossibile dimenticarlo, e impossibile non vederlo.

7 commenti:

  1. notevole analisi dei vari aspetti di un film anche per me davvero imperdibile. e agghiacciante molto più di qualunque horror in circolazione

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  2. che film incredibile, uno dei più potenti del decennio.

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  3. Recensione bellissima per un film straordinario.
    Sono 5 giorni (da quando l'ho visto) che non non riesco a non tornarci continuamente con il pensiero. Nel mio blog - in un commento- l'ho considerato addirittura superiore a qualsiasi Haneke. Vediamo che succede con Alpis...

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  4. Grazie Dae per l'apprezzamento!
    Ho visto che... hai visto il film e ho letto cosa ne hai scritto, ma poi mi sono dimenticato di commentare perché ero di fretta.
    Film straordinario sì, del decennio scorso uno dei più potenti e io devo dire che sono un po' orgoglioso per averlo potuto "vivere in diretta", fra 30 anni credo se ne parlerà ancora.

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  5. Specifica quel "vivere in diretta" per favore :)

    Ah, e leva il verifica parole sui commenti ari-per favore.

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  6. Mi accorgo che in effetti è un'affermazione piuttosto ambigua. Non ho un padre così e non faccio sesso con mia sorella, semplicemente l'ho vissuto in diretta perché Kynodontas è un film pensato, girato e uscito nella mia epoca. Potrò dire che io c'ero, e che me lo sono goduto dal primo all'ultimo minuto. E anche oltre poiché come giustamente dici è un film che continua nella tua testa giorni dopo la proiezione.

    La verifica delle parole lo so che è una seccatura, ma ero stato obbligato a metterla perché una di quelle entità che si aggirano per i forum di internet mi aveva preso di mira, e tale entità commentava a muzzo decantando in italianesco le qualità del viagra e dei prodotti per allungare il pene. Certo, potevo ignorarlo ma i link che lasciava erano piuttosto nocivi, almeno credo.

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