mercoledì 20 maggio 2009

Burden of Dreams

I sogni hanno un peso.
Herzog lo sa molto ma molto bene perché nel Novembre del 1981 trainò su per una montagna, nel mezzo della giungla, sulle rive di un fiume limaccioso, un sogno pesante tonnellate e tonnellate.
Les Blank c’era e lo ha filmato.
Burden of Dreams è il documentario sulla lavorazione di Fitzcarraldo (1982).
Blank segue passo passo la creazione del film partendo dalla genesi e giungendo alla realizzazione del sogno. Ma la storia contenuta fra questi due estremi ha dell’incredibile, e di seguito tenterò brevemente di riassumerla.
Innanzi tutto nella prima location l’intera troupe ebbe problemi con le tribù locali e così si dovette spostare a Iquitos, chilometri e chilometri più a sud; in seguito, il protagonista Jason Robards, dopo 5 settimane di girato, si ammalò gravemente e gli fu vietato il ritorno sul set. La sua spalla, Mick Jagger, a causa del prolungarsi delle riprese fu costretto a tornare nel vecchio continente per esigenze discografiche, così il suo ruolo fu cancellato. Al posto di Robards, come è noto, venne chiamato Klaus Kinski con cui il film venne ricominciato da capo.

Si comprende di come le riprese avvennero in un contesto di grande precarietà in cui Herzog si faceva letteralmente in quattro per riuscire a guidare gli indigeni e l’intero cast, soprattutto durante le scene di massa. Oltre agli ovvi problemi di comunicazione, anche se il buon Werner se la cava con lo spagnolo, Herzog dovette far fronte ad una discrepanza etnica fra la troupe occidentale e quella nativa. Fu deciso di separare i due accampamenti non per questioni “razziste”, ma semplicemente perché gli usi e costumi erano totalmente diversi. Come sottolinea il regista bavarese agli indios non sarebbe piaciuto il cibo occidentale e alla troupe quello locale. Inoltre, in seguito all’immobilità delle riprese, fra gli indigeni (e non solo, anche Kinski si lamentava) serpeggiava un certo scoramento condito da profusa noia. Per cercare di migliorare la situazione, Herzog, dopo il suggerimento di un prete missionario, ingaggiò una prostituta per evitare tensioni (cioè, una puttana nel backstage, non so se mi spiego, roba d'altri tempi). Come se non bastasse alcuni nativi vennero feriti quasi mortalmente da alcune frecce, uno di questi, per esempio, riportò una lunga ferita dal collo fino alla spalla.
Parecchio complicata fu la realizzazione della scena madre. Herzog inizialmente si avvalse di un ingegnere brasiliano che pronosticò una catastrofe se il regista non avesse cambiato idea. La catastrofe non ci fu, ma i cavi trainanti si spezzarono e la scena è proprio quella che si vede nel film. Successivamente l’ingegnere brasiliano fu sostituito da un team di professionisti peruviani e la barca fu finalmente portata sopra la montagna, ma nel frattempo la troupe, utilizzando un’altra nave girò la sequenza sulle “rapide della morte” dove il direttore della fotografia, Thomas Mauch, storico collaboratore del regista, si ferì gravemente ad una mano dopo che la barca urtò contro una parete rocciosa.

Va da sé che dopo la visione del film più epico di Herzog questo documentario acquista grande valore perché oltre a svelare il dietro le quinte dell'opera, accoglie le confessioni di un Herzog sconsolato dagli eventi: “Se credessi nel diavolo direi che il diavolo era qui ed è ancora qui”. Ma anche maledettamente tenace nel raggiungere il suo sogno.

2 commenti:

  1. A proposito..
    Consiglio la lettura ..
    La conquista dell' inutile..
    Il diario tenuto da Herzog durante la lavorazione del film....
    Ottimo blog........;)

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  2. Ehehe, lo sto leggendo in questi giorni.
    Bello, a tratti sembra un romanzo latino. Magari poi ci scrivo qualcosa sopra.
    Grazie ;)

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