Subito dopo un rave Tina,
giovane berlinese come tante, inizia ad essere perseguitata da una
strana creatura…
Ispirato dalle
suggestioni di Jan Švankmajer e
dei fratelli Quay, Achim Bornhak, in arte AKIZ, ha covato l’idea-Der
Nachtmahr (2015) molto
tempo prima della sua uscita (avvenuta a Locarno), correva infatti il
2004 e il regista, all’epoca residente a Los Angeles, aveva dato
sfogo alle sue abilità di scultore e alle sue ossessioni incubiche
costruendo una specie di statua che apparisse allo stesso tempo
“molto molto vecchia e molto molto giovane”, questa è stata la
miccia creativa a cui è seguita negli anni l’edificazione di una
storia che potesse mettere in rapporto l’essere umanoide con
l’umanità circostante, nello specifico un’esile ragazzina dedita
alla techno/hardcore con una vita perfettamente complessa come quella
di tutti gli adolescenti. Riepilogo: un regista pressoché
sconosciuto con alle spalle alcuni titoli (si immagina)
dimenticabili, dirige un’opera a basso costo la cui trama potrebbe
essere quella di un b-movie anni ’80, in più vi appone una lente
da coming-of-age su cui lo spettatore è necessariamente chiamato a
ragionare sopra.
Da
suddette premesse Der Nachtmahr
poteva anche essere peggio di quello che invece è, a conti fatti
Bornhak non sembra essere esclusivamente interessato ad una matrice
“horror” dell’opera poiché preferisce approfondire la faccenda
da un punto più mentale adoperandosi in un mind-game
privo di soluzioni definite, e che sia un titolo aperto, un piccolo
labirinto dotato di diverse entrate ma non di altrettante uscite, lo
si può comprendere dalla parte introduttiva con il party in piscina
dove iniziano a scombinarsi i piani temporali se non perfino quelli
dimensionali (il tizio mostra sullo smartphone il video
dell’incidente che di lì a poco andrà a compiersi) facendo
particolare leva sulla fragilità psicologica della protagonista che
si riversa diegeticamente in una impossibilità a capire che cosa sia
reale (per lei e per noi) e cosa no. Beninteso, non vi è nulla di
così originale da far urlare al miracolo, in particolare diventa un
po’ stucchevole la fase “io vedo il mostro e voi no ma come è
possibile era proprio qua?!”, una porzione che una volta lasciata
alle spalle accentra l’attenzione su Tina, su questo Gollum
anchilosato e sulla loro strettissima interdipendenza. È qui che Der
Nachtmahr squaderna un
ventaglio di possibili interpretazioni: il film potrebbe parlarci di
bulimia visto che la bestiola mangia di continuo; il film potrebbe
suggerirci di questioni annesse alla gravidanza (il copyright è di
Antonio Pettierre [link]); oppure potrebbe essere la messa in scena
di una vita ad un passo dalla morte a seguito del tremendo scontro
con l’auto, e qui il segmento conclusivo con la creatura-autista
(/psicopompo) diverrebbe un finale amaro. Tra le varie
interpretazioni penso sia condivisibile sostenere che ogni soluzione
non può comunque prescindere dal laccio Tina-creatura e da come
quest’ultima rappresenti qualcosa
situato nell’anima della ragazza.
Ci
sono ad ogni modo dei segnali di uno stile allineato ad altri “stili”
stravisti (la tendenza a fare del perturbante un mockumentary
casalingo) dove ad onor del vero Bornhak si prodiga nel tentativo di
fornire una cosiddetta atmosfera all’interno dell’abitazione/corrispettivo celebrale di Tina, e quindi senso di prigione
(la scacchiera in cucina), di perdizione (la gestione del comparto
ottico ha un suo perché nel rimbalzo tra i rave e la cameretta ancor
più psichedelica dei luoghi danzerecci), ecc. Essendo un prodotto
narrativo The Nightmare
si presta a contestazioni razionali su cui ci si sforza a chiudere un
occhio (tipo: la figlia inizia a dare segni di instabilità e i
genitori se ne vanno di casa per una notte? Oppure: come faceva Tina
a sapere che il suo amichetto si trovava proprio in quel letto?),
vabbè vabbè, applicare il metro della logica ad un’opera del
genere è da antipatici, in fondo dalle premesse che aveva non ha
irritato neanche troppo il sottoscritto (nemmeno nell’illustrare
una tipica gioventù divisa tra alcol e droga), in definitiva
penserei a Der Nachtmahr
come il rifiatare dopo una lunga corsa cinefila destinata a
riprendere nell’immediato.
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