Forse la sensazione che il film si instradi in un insieme riconoscibile e ampiamente codificato è anche dovuto al fatto che la sua ciccia è un manifesto di psicologia da romanzetto, in pratica il padre è sempre stato un po’ burbero perché la madre di lui era una donna molto rigida e severa (ascoltiamo degli stralci di registrazione tra i due), ed anch’essa, a sua volta, ha patito un’educazione soffocante da un genitore definito come un tiranno. Questa cascata di colpe che si ripercuotono sulla progenie successiva è uno di quei stratagemmi narrativi che ormai rasentano l’abuso, chiaramente qui, trattandosi di un documentario aderente alla storia genealogica dei Tyrell, non si potevano pretendere chissà quali rivoluzioni, tuttavia mi metto ad additare il metodo espositivo del regista, molto infighettato e creativo ma incapace di rompere la calotta emotiva. Ad ogni modo la mamma di Charlie verso il termine del corto dice che il cerchio si è spezzato e che non ci sarà più dolore nelle generazioni a venire, spero per loro che possa essere così.
mercoledì 6 luglio 2022
My Dead Dad’s Porno Tapes
Charlie
Tyrell, canadese classe 1988, ha il tipico curriculum del filmmaker
in erba: una manciata di cortometraggi (con il plus degli inserti
animati), una di videoclip e una di spot pubblicitari, tutto ciò
sarà d’aiuto al recensore di turno quando dovrà giudicare il
feature film di debutto che
non lesinerà esimie qualità proprio grazie al trascorso del
regista, in attesa dell’eventuale esordio concentriamoci su My
Dead Dad’s Porno Tapes (2018),
un lavoro breve dalla forte carica autobiografica che scandaglia il
rapporto tra lo stesso Tyrell e suo papà deceduto a causa di un
tumore. Le cassette porno del titolo sono fuorvianti, Charlie sperava
di trovarci all’interno qualcosa che gli donasse delle risposte
mentre invece, alla fine, rimangono dei banali parallelepipedi di
plastica. Dei responsi, su di sé e sul carattere ermetico del padre,
li scova comunque costruendo questo piccolo memoir che coinvolge
anche gli altri famigliari, il punto di forza dell’operazione è
dato dalla forma frizzantina che mescola filmini casalinghi a schegge
simil-animate, soprattutto di oggetti che su uno sfondo bianco
prendono vita. La confezione è appetibile anche perché accompagnata
da un vivace commento over al confine tra la nostalgia e la simpatia,
però ad un occhio che si sente di essere cinefilo il tutto di Tyrell
assumerà contorni piuttosto docili, pur ammirandone l’idea
personale che sta alla base prodotti del genere tradiscono una natura
che è solo apparentemente anarchica.
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