Tranquilli, O
kalyteros mou filos aka Il mio migliore amico (2001) è un
film indecente per cui evitate di lasciarvi trasportare da intenti
filologici, se vi piace il cinema di Yorgos Lanthimos allora non
guardate assolutamente il suo lungometraggio d’esordio perché pur
essendoci la paternità statistica non si registra quella artistica,
il cinema, discutibile quanto si vuole ma perlomeno cinema,
arriverà solo qualche anno dopo con Kinetta (2005), qui
affoghiamo in un banale colliquativo che si prefigura già da una
trama abusata: Konstadinos (si tratta di Lakis Lazopoulos, anche
co-regista del film) perde un volo aereo e ritorna a casa dove becca
la moglie a letto con Alekos, l’amico di sempre, da qua parte una
floscia sarabanda di siparietti dove varie macchiette si prendono e
si lasciano provocando al massimo poderosi sbadigli. Ma vabbè, uno
pensa che pur trattandosi di un Lanthimos acerbo e alle
prime armi almeno il metodo di trasmissione sarà più innovativo
delle tematiche trattate, invece no, cioè, oddio, più che altro
regna una fastidiosa confusione che si potrebbe definire frenesia di
voler riprendere tutto e di accentuare una comicità sterile,
talmente vacua da risultare urticante. Salvabili soltanto perché il
resto affonda che è un dispiacere i flash con i due protagonisti
bambini/adulti, flebili lampi nel buio più buio.
Il grottesco non funziona
e a parte la bizzarria di alcuni personaggi (il [o la] detective; i
tizi pelati in sciopero che ricompaiono nella storia) o talune scene
in cui l’ambientazione ricorda vagamente una realtà
pseudo-futuristica (il tipo nel taxi, il negozio di parrucchieri),
nient’altro spicca perché non sussistono proprio le possibilità
che ciò possa accadere, questo è davvero un film che non può
essere apprezzato da nessuno, né dal cosiddetto cinefilo perché una
roba del genere è letale Kryptonite per i suoi occhi, né la persona
qualunque che ogni tanto guarda cosa c’è in tv alla sera perché
lo standard qualitativo di O kalyteros mou filos è inferiore
anche ai prodotti spudoratamente catodici. Non saprei che altro
aggiungere poiché obbrobri così annientano la voglia di aprire un
file Word e buttarci dentro le impressioni generatesi dalla visione.
Tremendo, tremendo e tremendo, l’ordine perentorio è: dimenticare.
Subito.
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