domenica 27 gennaio 2013

Chienne d'histoire

Pezzo d’arte che trae spunto da un fatto riconosciuto e conclamato: lo sterminio dei cani randagi di Costantinopoli. Correva l’anno 1910 e le autorità del posto, scocciate dalla capillare presenza degli animali in città, decisero di fare piazza pulita: non uccidere, bensì catturare quanti più cani si riusciva per gettarli come rifiuti su uno scoglio in mezzo al mare.

La traiettoria è chiaramente dal particolare al generale perché quello che in superficie si mostra come un evento secondario richiama a sé l’eco malvagia del fango Storico, di quegli accadimenti che fanno sorgere dubbi sull’integrità morale/civile/sentimentale della nostra razza. Ancora chiaramente la deportazione dei cani si trasforma allora nelLa Deportazione tout court, e in automatico viene chiamato in causa il tumore del Potere, qui impersonato da una triade di fantocci, che perpetra il sopruso con razionale sadismo: basta chiudere la finestra per impedire che i lamenti arrivino fino alle loro orecchie.
Se a parole una tale rappresentazione dell’abominio può suonare didascalica, il consiglio è di gettarsi a capofitto nel paesaggio filmico che guarnisce e ingemma i contenuti.

Perché dal punto di vista illustrativo Chienne dhistoire (2010) è un tesoro che Serge Avedikian, uno che di mostruosità ne sa qualcosa visto che i suoi genitori sopravvissero al Genocidio armeno, schiude con perizia lasciando intravedere un luccichio ammaliante; è potente l’alternanza tra campi totali così dettagliati da sembrare delle diapositive colorate, e gli atti narrativi della storia in cui gli acquarelli rendono imprecisi tanto i contorni quanto i pieni, sicché tutti i cani divengono chiazze omogenee, una traduzione precisa di quello che sono per gli occhi dei potenti: macchie da debellare, ergo: una città da “decanizzare” e renderla candida come lo sono le grandi città europee.
Avedikian espone il prezzo di un sacrificio inutile che pur essendo altissimo viene completamente ignorato: di fronte al latrato di esseri viventi agonizzanti, mangiati dai corvi e costretti a mangiarsi tra di loro, il piccolo uomo si tappa le orecchie.

4 commenti:

  1. Davvero bellissimo. Grazie. Sei davvero un pozzo senza fondo.
    Serge Avedikian pensavo fosse soltanto un bravo attore, non immaginavo fosse anche un geniale disegnatore e regista (ha diretto anche un documentario su questa "decanizzazione turca")

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  2. Molti sottovalutano le potenzialità del cortometraggio, io ho visto e sto vedendo opere notevolissime tra cui, ovviamente, annovero anche Chienne d’histoire.
    Avedikian era un perfetto sconosciuto per me, adesso ha già parecchia della mia stima.

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  3. Grazie ai troll norvegesi (quelli del film) ho scoperto il tuo blog. e quasi subito trovo un post che mi emoziona. grazie! vorrei vedere questo corto, e poterne scrivere sul mio blog. come posso trovarlo?

    PS
    l'immagine della capra che lecca la testa del suo figlio capretto mi piace molto e mi sembra di averla già vista. ma non ricordo dove.... mi daresti qualche indicazione? grazie :)

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  4. Non ricordo dove l'ho visto, niente che non sia youtube o roba simile.
    L'immagine è tratta da Le quattro volte. Ciao!

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